Sono 3866 (steroidi nel 48% dei casi), su 283.304 campioni analizzati, i controlli antidoping risultati positivi a qualche sostanza proibita nel 2014. Il numero cala rispetto al 2013, nonostante i controlli siano aumentati. Riportando i dati, la Bbc ricorda che un test positivo non corrisponde sempre e a un caso di doping, poiché vanno considerati fattori come la quantità della sostanza rilevata o le controanalisi, ma aggiunge che la diffusione del passaporto biologico sta gradualmente eliminando la necessità di ulteriori verifiche. L’anno scorso Eugenio Capodacqua, firma di Repubblica, direttore di SportPro.it ed esperto di doping e antidoping spiegò a Swimbiz.it che “Il passaporto biologico è già uno strumento efficace nella lotta al doping, perché se hai certi valori, da quelli non puoi scostarti più di tanto. Ma finora si è applicato solo ai big”. I dati della Wada, agenzia antidoping mondiale, si basano sui campioni forniti dalle agenzie nazionali antidoping o comitati sportivi nazionali soggetti ai 32 laboratori accreditati in tutto il mondo – per l’Italia l’FMSI al centro di preparazione olimpica del Coni all’Acqua Acetosa, Roma. Anche per questioni demografiche, Cina (13.180) e Russia (12.556) sono ai primi due posti per numero di controlli. L’Italia è al 6° posto (6506 controlli), subito dopo gli Stati Uniti (7167), ma con più test effettuati rispetto al Regno Unito (5160). A livello mondiale, gli sport acquatici sono al quarto posto per numero di campioni analizzati, 12.120 contro i 22.471 del ciclismo, 25.830 dell’atletica e 31.242 del calcio. La percentuale di casi positivi è dello 0.5% pari a quella del calcio e migliore rispetto ad atletica e ciclismo (1%) e rugby (0.8%). Ad ogni modo, suggerisce Uk Anti-Doping, conviene concentrarsi sulla qualità dei controlli – pre gara come durante la preparazione stagionale, contro chi sfrutti il doping per sostenere maggiori carichi di lavoro - e non sul numero.
moscarella@swimbiz.it
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