Talmente incredibili da sembrare surreali. Dalla costa del Mar dei Caraibi alle scogliere della Porta dell’Inferno nelle acque di Possum Kingdom Lake, dai monoliti fenomenali di San Miguel nelle Isole Azzorre del Portogallo alle acque azzurre della bellissima Polignano a Mare. Solo alcune delle prossime location dove si disputeranno i tuffi dalle grandi altezze. “Gli atleti in questo tipo di gare sono personaggi interessanti di per sé”, afferma a Swimbiz Giorgio Scala, fotografo ufficiale di Fina, Len, Fin e Federnuoto Russa “Per l’high diving, finora ho fotografato una sessione di gare ai Mondiali di Barcellona 2013, a Furore sulla costiera amalfitana, e la World Cup Fina a Kazan. Le difficoltà tecniche sono l’altezza (27-28 m gli uomini, 20 m le donne) e la velocità. Per far vedere bene le evoluzioni bisognerebbe essere al loro livello (tra i 15-18 m). In molti casi non è possibile, perché intorno non c’è nulla di costruito. La cosa più importante è contestualizzare il tuffo, con un riferimento fisico intorno, per far capire che si stanno tuffando da altezze particolari". Ha mai utilizzato i droni? "E’ una situazione controversa. Ho suggerito alla Fina di non consentirli perché fonte di distrazione per gli atleti. Nei tuffi dalle grandi altezze, poi, rischiano serie conseguenze in caso cadano male. Sì ai droni, ma non nelle competizioni". Anche Ferdinando Mezzelani, fotografo ufficiale del Coni, seppur abituato alle foto da elicottero, ha dei dubbi sulla sicurezza dei droni. “Innanzitutto a vietare l’uso dei droni in presenza di persone è la legislazione stessa. Se si continua così, quasi certamente si finirà col rompere la testa a qualcuno. Certo con i droni si riesce a cogliere aspetti assolutamente fantastici, come a volte faccio al Foro Italico di Roma, ma la condizione è che non vi siano persone”. E Scala presenta un’alternativa “A volte abbiamo utilizzato forme meno rischiose come l’aquilone che, essendo vincolato, è più sicuro".
santini@swimbiz.it