Senza scomodare un Ronald Reagan o un Bill Clinton, quanto avvenuto oggi ricorda un episodio ben più vicino, nel tempo come nel protagonista: le scuse alla Cina di Sun Yang, nel 2013, dopo l'arresto per guida pericolosa(leggi qui). Stavolta tocca al suo amico e rivale Park Tae-Hwan prostrarsi davanti alla sua Corea del Sud; scuse pubbliche, dopo la squalifica di 18 mesi inferta dalla Fina all'ex oro olimpico e mondiale per positività al testosterone, fortemente volute dal comitato olimpico sudcoreano(leggi qui). "Mi scuso con tutti per il trambusto causato da questo inaccettabile incidente - le parole dello stileliberista, ora tra le lacrime, ora dopo aver prestato orecchio ai sussurri del fratello manager, riportate dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap - la prima che ho saputo del test positivo, pensavo fosse un errore. Quanto è successo è colpa mia: avrei dovuto dimostrare maggior cautela". Perché Park ribadisce di essere colpevole di negligenza, non di slealtà. Il dito è sempre puntato contro il medico che gli fece l'iniezione contente il testosterone(leggi qui) in un ospedale di Incheon, durante un trattamento della pelle; il medico avrebbe assicurato più volte l'atleta sulla liceità delle sostanze contenute "Vorrei tornare indietro nel tempo, non aver fatto quell'iniezione, non essere andato a quell'ospedale" commenta Park, che invece scansa le domande su un'eventuale partecipazione alle Olimpiadi di Rio 2016.
La conferenza stampa sulle tv asiatiche in lingua inglese(video)
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