Park e gli altri? Noi la vediamo così

Copyright foto: LaPresse/Venturini

Mellouli, Sun Yang, Park… Ah già, anche Glaesner; c’è da perdere il conto, in questo mezzofondo martoriato da positività all’antidoping. “Non so mai cosa pensare: che sia per errore o per volontà, ci perdono tanto - commenta a mezza voce Gregorio Paltrinieri al telefono con Swimbiz, sorpreso dalla notizia su Park Tae-Hwan(leggi qui) –anche solo in immagine… Se davvero è andata come dicono i suoi manager, lui non avrebbe colpe. Poi due come Sun e Park… che motivo avrebbero due numeri uno assoluti per doparsi?”. Non manca il moto d’orgoglio, mentre varca la soglia di casa a Carpi, dove ha passato qualche giorno allenandosi nella piscina di Novellara “Un po’ sono contento, se penso che me la sono giocata con tutti da pulito – ma a rimetterci non sono solo i singoli – ma il nuoto. Non so quanti stiano a guardare per ogni caso se si tratta di errori o di doping volontario: nel pubblico generalista, rischia di passare solamente il messaggio di una lunga serie di casi doping”. Per evitare guai con farmacie disattente, in Australia Greg si è limitato ad assumere integratori basilari e ha portato i farmaci direttamente da casa “Sono stato un solo mese, quindi era più semplice. Se tornassi per stare di più, cercherei soluzioni. Già è un linguaggio tecnico in italiano, vi immaginate chiedere farmaci in inglese? – anzi, se pensa a Yulija Efimova – l’ho conosciuta, non parla bene inglese. Perciò è verosimile che ci sia stato un fraintendimento”. Negli Stati Uniti, dove il caso Efimova scoppiò(leggi qui) “Un medico locale mi consigliò un farmaco per il raffreddore a base di efedrina, che se avessi assunto, sarebbe certo risultato ad un controllo anti doping – racconta da Los Angeles, dove si allena, Federico Colbertaldo - niente che non si trovi in anche in Italia, ma qui non c’è il bollino rosso che segnala sostanze proibite. Serve attenzione doppia”. Sul caso Park, lui che lo affrontò in quella finale mondiale 2007 dove iniziò la leggenda del coreano “Non mi esprimo, finché non sarà chiarito cos’è successo. E’ anche vero che ultimamente i casi di positività di atleti top inizino ad essere un po’ troppo frequenti”. Contrastanti, i sentimenti di Federico Turrini, quando sente di casi del genere “Un collirio in vacanza… ero giovane, non avrei mai pensato potesse contenere sostanze proibite – gli costò le Olimpiadi 2008 e due anni di squalifica – se è vero quel che dicono i manager di Park, lui è stato una vittima come me; non auguro a nessuno quel che mi è successo”. Ma la rabbia sale “Se penso alla disparità di trattamento tra il mio e altri esempi, anche gravi. La Wada presentò ricorso affinché avessi la massima pena” diritto a cui l’agenzia mondiale antidoping ha rinunciato nel caso di Sun Yang(leggi qui). Ma dopo quello stop, il caotico soffitto di Berlino “Ma sono felice del mio bronzo”  e il virus di Doha “Spero che la mia sfortuna sia finita. Per Doha dispiace, perché avevo carte da giocare. Vediamo di qualificarci per Kazan, intanto, perché già quel tempo può valere un passaggio in finale”.
 
moscarella@swimbiz.it

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