Leggere ogni settimana di qualche atleta coinvolto in casi di doping getta gli appassionati nello sconforto. Il fenomeno è ormai globale e globalizzato. Stavolta è toccato a due atlete russe: Ksenia Moskvina, nel 2009 oro nei 100 dorso in vasca corta, ed Ekaterina Andreeva, che ha partecipato alle ultime Olimpiadi nei 200 misti individuali. La vera stangata piove addosso a Moskvina “E’ la seconda volta per lei, pertanto sarà squalificata per sei anni a partire dal prossimo 25 novembre” ha annunciato RUSADA, l’agenzia anti-doping russa. Proprio in questi giorni si discute dell’introduzione della macchina della verità per chi risulti positivo: ovviamente non dimostrerebbe l’uso dei farmaci, ma solo la consapevolezza da parte dell’atleta. Mercoledì scorso è stata ufficialmente lanciata l’idea nel corso della conferenza ‘Affrontare il doping sportivo’ di Twickenham, a Londra, e trova tra i maggiori supporters Mike Morgan, avvocato di Alberto Contador e Kolo Toure. Oltre ai test poligrafi, è stato anche proposto un passaporto per regolarizzare l’uso d'integratori di prestazione ad oggi considerati dopanti. Idee che lasciano scettico gran parte del bureau anti-doping mondiale “Sarebbe meglio aumentare il numero di test, piuttosto che buttare soldi in questi passaporti” ha sentenziato Don Catlin, uno degli ideatori e leader degli esami antidoping nello sport.
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