Due milioni di persone senza lavoro e il 70% del fatturato perduto: le piscine contano i danni
Sembra accendersi una luce nel buio delle chiusure. Il prossimo decreto governativo, approvato dal nuovo Governo che si farà, potrebbe portare alla riapertura delle piscine e insieme con esse anche le palestre. Ma intanto vige il dubbio e si contano i danni economici e sociali. Nello specifico, il settore acquatico è in lacrime. Un dolore immenso in termini di perdite finanziarie. E’ un mondo che fattura consistenti giri di affari di miliardi di euro l’anno, inserito all’interno di quel ventaglio di quasi 300 mila imprese italiane in seria difficoltà economica, che potrebbero non riaprire più. Sono i numeri indicati da Il Sole 24 ore. Pratica sportiva, agonismo e crescita del movimento acquatico in piscina, ma non solo. Questo luogo blu e la sua acqua benefica fanno bene anche alla salute fisica e mentale delle persone, ricoprendo un’area di business che accoglie il fabbisogno per questo tipo di benefici. Dallo scorso mese di ottobre le piscine hanno tirato giù le saracinesche, lasciando senza lavoro circa due milioni di persone. E due milioni di famiglie. Molti impianti hanno abbandonato l’attività, adeguandosi prima di chiudere, alle richieste regolamentari anti Covid in termini economici e logistici e ricevendo, come detto dai gestori diverse volte, ristori non adeguati a coprire una pesante gestione. Gli investimenti fatti nel rispetto delle indicazioni sanitarie non potranno essere coperti nel futuro o avere un’eredità economica. Il Sole 24 ore indica che, ‘secondo le stime 2020 della Cgia di Mestre, ci sono settori economici che rischiano perdite del fatturato del 70%’. E in esse si inscrivono le piscine. E le nuove regole? Secondo quanto trapela dalle indiscrezioni, il Ministero della Salute ammette una pratica individuale, con lezioni singole in acqua, all’interno di uno spazio di 10 mq per ciascun utente. La Federnuoto ribadisce che i metri quadrati da occupare a persona siano invece 7, come indicato da uno dei primi Dpcm diffusi, prima della chiusura dell’autunno scorso. Continua a soffrire il settore acquatico, anche in termini di attesa verso il futuro incerto che lo attende.
giorgi@swimbiz.it