E’lo stile più popolare, la rana. Quello che nuotano tutti almeno una volta nella vita, o tentano di farlo in tanti in modo istintivo. Come se fosse il primordiale stare nell’acqua.
Alla fine, però, è il gesto acquatico più complesso nella categoria nuotatori pro. Che sono poi una sorta di tribù dalle gambe a rana , i ranisti considerati un po' gli svitati della corsia, meglio gli artisti di uno stile che a ben guardarlo sviluppa atteggiamenti particolari.
Ranisti si nasce, ovvio. Tra i finalisti, otto rane diverse, tra un’esplosione di quadricipiti da bulldozer , pettorali a padella e tricipiti che si oppongono ai bicipiti come non ci fosse un domani. E se l’estetica condiziona l’artistico gesto acquatico , noi italiani do it better , lo facciamo meglio.
La rana è l’inizio dei Giochi, almeno pensando a Sydney 2000. E ai primi ori acquatici che sono arrivati dalla storia scritta, a rana, da Domenico Fioravanti. Cosi se a Londra 2012 Fabio Scozzoli potè solo annusare a distanza il profumo di una rana dorata, oggi i nostri pensieri- a ventun anni di distanza- per la tribù degli eletti porta inevitabilmente alla classe e alla potenza ranistica di Niccolò Martinenghi.
Sguardo da ranista birichino Nic, che piace da urlo alle ragazzine più di un Berrettini con la racchetta, ma con una spinta che sembra aprire ai più fervidi incroci ranistici. Il suo incrocio di corsia sarà, tra gli altri, con quel ranistone di Adam Peaty ai 100 metri.
L’inglese tatauato con un leone trasformato e che si crede un ranocchio a tutto gas, a oggi quasi un imbattibile solcatore dei piedi a martello. Nella tribù delle rane dorate sarà immaginabile una danza coi cerchi infuocati.
Quelli di Tokyo olimpica e della sua piscina, con la finale di specialità in programma lunedì notte -ora italiana -alle 4.32.
Rana azzurra , che la battaglia acquatica abbia inizio…
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