Ci eravamo abituati nei mesi scorsi al rosa delle medaglie italiane, finora ci siamo svegliati con il blu dei trionfi dei nostri ragazzi.
Che hanno lo stesso colore dell’acqua.
Ci avevano abituato a (stra) vincere le nostre ragazze. Pellegrini, Quadarella, Pilato, Carraro. Ma non chiamatelo fallimento, per carità, non lo è affatto. Anzi, la storia continuano ad essere loro. La storia è lei, nessuno si senta escluso.
E’ la Divina dell’impossibile, che centra cinque finali olimpiche e piange come se fosse una matricola. Perché alle emozioni e alle cose belle non ci si abitua mai quando si provano sentimenti autentici.
La medaglia di Pellegrini è la fede che ci ha sempre messo in questo sport, cadendo e riemergendo sempre. L’oro di Federica non è (solo) la quinta finale centrata in cinque edizioni dei Giochi.
L’oro di Federica è una medaglia giornaliera. L’ha vinta ogni mattina di questi anni (soprattutto l’ultimo). Tutte le albe in cui si è alzata e ha preparato il borsone per andare in piscina.
Sopportando chilometri di fatica, doppi massacranti e sedute di palestra infinite.
L’oro che ci lascia Federica è il modello (universale, ma concreto) di chi ha capito (subito) che devi nuotare nella corsia della determinazione e dell’impegno quotidiano se vuoi virare sempre verso successi.
Lo sa bene Simona Quadarella che da fondista irredimibile ha lottato fino alla fine. Un virus si può mangiare le forze, ma non l’orgoglio.
Lo stesso orgoglio di Benedetta Pilato che non vede l’ora di ributtarsi in acqua per dimostrare (a se stessa prima che a qualunque altro) che un episodio non cancella il passato, non cambia il presente e (soprattutto) non scrive il futuro della storia.
La storia sono loro, queste onde del mare, nessuno la può fermare.
Patrizia Nettis per Swimbiz.itg