Da un lato c’è il colpaccio, dall’altra la caduta. Il rovescio della medaglia straordinaria (d’oro) di Mirressi è lo sguardo perplesso di Paltrinieri. Che a fine gara sembra perso in mare aperto. Ed è facilmente intuibile quanto possa far strano vederlo così, lui che ha sempre la rotta ben chiara da seguire, anche con il moto ondoso in aumento.
Ma se l’impresa eccezionale è quella di essere normale come cantava Lucio Dalla, il quarto posto di Gregorio nei “suoi” 1500 è l’eccezione, appunto, che conferma la regola: una mancata medaglia non può diventare un tormentone soprattutto quando fino ad oggi Greg ha virato anche oltre quello che avrebbe potuto (vedi alla voce mononucleosi). Uno come lui, che ha vinto in piscina con gli stivali ancora sporchi di fango (la citazione è del suo allenatore, Fabrizio Antonelli, il tecnico dell’anno per intenderci), che era in una palude (sempre parola del suo tecnico) ed è riemerso più che vincente (parola dei fatti) non può diventare un caso. È una notizia, è vero. Che lo diventa ancora di più perché se ne va anche il record del mondo (tanta roba il crono di Wellbrock), ma che non annega il futuro. È un episodio che però darà indicazioni su come ripartire per i prossimi obiettivi. E siamo certi che Antonelli sta già studiando.
Senza dimenticare che, forse, la vasca corta a volte può diventare troppo “stretta” per chi è abituato a bordi larghi come il mare dove anche ad Abu Dabhi sono arrivati solo successi.
E allora la vera impresa, dammi retta, è quella di essere Gregorio.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it