Gianni Mura scriveva: «Passione ha la stessa radice di patire. Questo non spiega tutto, ma molte cose sì».
Spiega, per esempio, cosa prova un nuotatore che vince un oro iridato in una gara di 25 km, che va a pescare la medaglia più pregiata nel fondo della gara più difficile. Che per arrivare fino al tetto del mondo si massacra di fatiche quotidiane, soffrendo avanti e indietro nella vasca di una piscina o nel mare freddo di dicembre o nel lago caldo di Budapest di giugno.
Patire, faticare, soffrire ed essere felici.
Non è un controsenso, è la corsia vincente del benessere. È la contraddizione di chi più si allena e più si diverte (come hanno detto Acerenza e Paltrinieri), più si ammazza di chilometri e più si sente leggero.
Verani ha detto che l’oro di oggi è quello della liberazione. L’oro del sacrificio che ti insegna che il nuoto è democratico. Altre strade non ci sono: ti devi allenare, una esistenza votata alla sofferenza dentro e fuori dall’acqua. Però poi esplodono i sorrisi.
Gli occhi di Verani oggi brillano come brillavano ieri quelli di Greg e Mimmo. E come quelli di Fabrizio Antonelli, il mentore, lo stratega, il deus ex machina.
Questo ragazzone di 41 anni che è stato capace di prendere un gruppo e trasformarlo in squadra. Di creare legami che strabordano nella vita, remano insieme verso lo stesso orizzonte e nuotano in sogni identici di ambizioni.
Il binomio atleta-allenatore non è facile da spiegare, figuriamoci da comprendere, ma in questo caso ci troviamo di fronte a un tecnico che non è solo una guida, è un esperto di tattiche e strategie. Che studia a tavolino il tempo da fare nella batteria dei 1500 per giocare a carte coperte e poi bluffare in gara facendo saltare il banco.
Dalla piscina al mare, Antonelli analizza e studia le modalità di gestione della gara con i suoi ragazzi. Parla, spiega, si confronta, in un rapporto alla pari che è fatto di tanto dialogo.
Le gare non si vincono solo con gli allenamenti (lo ha detto Paltrinieri) e anche questo può sembrare un ossimoro per un fondista che in acqua è il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire.
Il segreto di questa straordinaria nuova scuola di Ostia, che vince ovunque ci sia un bacino d’acqua clorata o salata, libera o dolce, sta proprio qui.
Il gruppo, la squadra, il dialogo, il miglior amico che ti tocca i piedi mentre stai vincendo un oro mondiale e non ti dà fastidio, ma ti fa sentire a casa.
Il segreto è la capacità di godere soffrendo, di divertirsi patendo.
Questo non spiega tutto, ma molte cose sì.
Patrizia Nettis per Swimbiz