Finalmente è arrivato, il primo oro.
E come tutti gli ori da quando sono stati inventati nell’antica Grecia, risplende di un fascino tutto suo. Brilla più di tutte le altre due medaglie, sta in cima ai sogni, alle speranze e ai pensieri più profondi - seppur non nominato di scaramantico atteggiamento - di ogni atleta.
Direbbe Freud, che gareggi a far se almeno non lo sogni, un giorno della tua vita. Poi, solo un nucleo di eletti gode il nirvana dell’oro profondo. E se lo immagina per sempre al collo, perché l’oro rimane nell’albo e nell’alveo della storia.
Con buona pace di chi sta, pur sempre felice, ai piedi, ma perché poi mai si dice così, del podio. Sei argenteo e bronzeo e sorridi, ma poi batti le mani al vincitore che si prende tutto: altezza, inno , lacrime ( al caso, ma molto spesso ) e finale eterno.
Fu lui il grande vincitore, o loro nel caso di specie odierno, e il medagliere parte. I Fantastici quattro del Fondo Perfetto ci hanno regalato l’ennesima emozione e hanno aperto le acque con il primo oro in staffetta: Barbara Pozzobon, Ginevra Taddeucci- sì prima le donne perché il galateo dei cavalieri, e non solo, prevede la loro nomina per prime - e poi Domenico Acerenza e Gregorio Paltrinieri.
Quattro misti, nel senso della sfida a sessi bilanciati, due donne e due uomini, per dire che veramente se vinci così sei il più forte dall’altra metà del mondo in su. Tattica e pretattica, certo, velocità e scatto, ma anche unità di intenti e complicità. La coppia perfetta, quella azzurra a quattro.
Come in quel bellissimo abbraccio finale in un Giappone di mezza estate che apre alla Casa acquatica d’Italia più bella che ci sia.
Che Italia ragazzi, e buona acqua doratissima a tutti voi.
zicche@swimbiz.it