Punto Acquatico: I benedetti 100 di Pilato, Parigi val bene una storia

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

Copyright foto: MaxB

Partiamo dalle già note caratteristiche.

19 anni di Benny, che poi è il contratto ma nemmeno troppo di Benedetta, nativa di Taranto. Città e terra proiettata verso il mare, ma che con le piscine ha un rapporto di conoscenza parziale.

Perché gli impianti, quelli per crescere da campione, o nella giusta speranza di diventarlo, sono più un limite che una formazione sicura. Una sorta di luogo del vorrei ma non riesco, e se riesco è quasi un miracolo, una chimera sportiva.

Il limite tra la Puglia piena di acqua e di mare, ma con una scarsità di impianti da far paura. E’ lì che Pilato si proietta nella sua rana, giovanissima ragazzina immortalata come migliaia di coetanei.

Tra cuffia e occhialini e foto courtesy a trentadue denti. Normalità assoluta, in attesa di altro. E’ subito una rana verace della sua terra, come il personaggio che cresce e si forma.

Scalpita assistita da una fisicità che si fa via via dirompente. Come è un classico - ma non troppo- nella tribù dei ranisti: quadricipiti in grado di scalciare come se al posto dell’acqua ci fosse una montagna da scalare. Braccia potenti che afferrano in un abbraccio a sé la voglia di portarsi via tutto. Piscina compresa e compressa dentro una voglia senza limiti. E’ il fisico e il carattere che si fondono, con i brufoli che fanno gioventù arrembante.

Di Benny detta la super, che ho intervistato in video una volta sola, per sua difficoltà a ripetere l’avventura, ma ci sta. Anzi, debbo dire che il personaggio, la campionessa, mi sta pure molto simpatica.

Intimamente è una donna - ragazza all’inseguimento, che non si risparmia in un mondo che ti osanna quando sollevi la coppa, ma non ti perdona quando sbandi tra le corsie. E’ successo, può risuccedere, ma in mezzo c’è il gusto del fantastico sapersi uno e nessuno. Campionessa libera di essere alle volte fuori schema, mordicchiante e provocante. Gli altri possono criticare, logico. Senza pensare da dove arrivi, senza scontarti il fatto che è da piccolina che lotti per suonare al meglio il tuo spartito senza che ti mettano il leggio a disposizione. Già, sinfonia. Di Pilato detta Benny, che scatena cavalli motore e classe cristallina, in un breve lampo che si chiamano 50 rana. Un record del mondo, il paradiso all’improvviso, e tutto cambia. Cambia che ti avvii, e Big Bang Benny si ritrova a Roma, sponda Aniene, lei figlia di Puglia .

Figliola prodiga, ma nemmeno troppo. Che sa, però, che il tatuaggio indelebile per la storia è quello dei 100, e non solo perché i cerchi colorati sono tutto, una quasi immortalità acquatica. I 50 sono un gioco, seppur bellissimo, ma un gioco non consentito nell’Olimpico pensiero. Che o sei da 100, o hai quasi percorso metà del potenziale.

Benny lo sa, e allora riavvia il suo percorso finendo a vincere nella distanza il mondiale nel 2022. Un punto di approdo lo trova come un immigrato con la valigia sempre pronta, ma di lusso questa volta.

Arriva a Torino, la stessa che tanti suoi conterranei hanno poi contribuito a fare grande più di sessant’anni fa. Alla corte di coach Antonio Satta, e un appartamento da gestire e rassettare come una normale studentessa universitaria in biologia, lo racconta Wikipedia almeno. Ma Gianni Nagni, direttore generale Aniene, mi conferma. Che è, come rassettare casa , meticolosa come quando affina la sua rana.

Studio e visione.

Come Parigi che la aspetta nei 100 dopo Tokyo 2020. Una storia che val bene una nuotata a 100, come dicevano i cadetti inamidati dell’Accademia del regno Sabaudo “Mac pi cento”, ne mancano solo cento.

Qui non giorni, ma metri che aspettano di essere glorificati tra piedi a martello e bracciate poderose, colli taurini a disposizione.

E non perché passi da Augusta Taurinorum, ma perché il taurino è il collo caratteristico del ranista .

Che incorna un sogno.

Buona acqua a Benny, e a tutti voi

 

zicche@swimbiz.it

 

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