Cosa sono veramente i cinquanta metri a stile libero? Sono l’essenza stessa della vita a ben vedere il fatto natatorio. Pronti, a posto, e via. Incertezza costante, aspettative altissime, immagine riflessa davanti, turbolenza continua, carte che si mischiano, sogni che sfrecciano davanti alla velocità della luce.
E poi un attimo,che sembra sospeso. Velocità estrema che si rallenta, si frizza, e quasi ti vedi e ti senti. In una altra dimensione. Il respiro che si comprime e non esce , il cuore che va a mille.
Le braccia che vanno di par loro. Le gambe frenetiche e quasi impazzite senza dolore, che sembrano la corsa infinita verso la parte al di là del mondo. Vicinissima ma distante. Cinquanta metri di universo parallelo, un traghettarsi insieme ad altri sette che sembrano astronauti risucchiati verso la piastra. Che improvvisamente ferma il tempo, in un batter di ciglio. Arriva l’onda di ritorno quando arrivi e la mano batte forte. Onda che ti solleva, ti sbatte e ti frulla, non ci capisci quasi nulla. Ti ritrovi dentro una lavatrice all’improvviso, centriguga finita. Cuore a mille. Ti giri e olpà, è finita, ma deve ritornare. Sensazioni alte, percezioni magiche.
Leonardo Deplano esce dalla battaglia come un inamidatissimo azzurro che conquista il sogno parallelo, che è la finale. E noi tutti ci immedesimiamo in lui. Crederci sempre, sognare, vivere il sogno, avverarlo. Leo, che nemmeno per un attimo rinuncia al suo perenne sorriso, quasi a dire che bello che tutto questo stia capitando. La finale è come la vita che ti propone un giro a sorpresa magnifico in 50 metri. Domani tutti schierati, tutti compatti, montagne di muscoli che alla fine girano dietro un sogno all’improvviso, sicuro non calcolato. E’ il plano acquatico del nostro Deplano, allenato da una donna , Sandra Michelini, come fosse l’altra metà del cielo che ti conduce.
Uno di noi in cinquanta metri, e buona acqua sognante a tutti.
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