Cinquant’anni saranno passati, tra due giorni. Cinquanta da quell’ultima bracciata, come ha raccontato sapientemente l’amico Francesco Zarzana nel suo libro che ho letto tutto d’un fiato sulla tragedia dimenticata delle nazionale italiana di nuoto. Era il 1966, e la meglio gioventù acquatica di questo Paese rimase inghiottita in un disastro aereo a Brema, in Germania. L’ultima bracciata, quella che ha reso eterni nei nostri cuori di appassionati, di amanti del nuoto e dello sport sette nuotatori, il loro tecnico e un telecronista appassionato. Alle 18 e 50 di quel 28 gennaio del 1966, appunto. Come fu per Superga con il Grande Torino, Brema è per il mondo sportivo la stele dei giusti del nuoto. Come hanno scritto in “Azzurro” Daniela Beneck e Paola Saini - che di quella meglio gioventù acquatica erano compagne di allenamenti, di vita e di poesia, com'è la vita dentro e fuori la piscina per i giovanissimi, e loro lo erano, nuotatori - la vasca e i suo confini non sono tali quando si parla di Brema e quell’interruttore che improvvisamente spense la luce a una squadra intera, patrimonio di tutto lo sport italiano. Ma solo per un momento, un attimo, a quella grande e unica generazione di nuotatori. Brema come Superga, accomunate da quel ricordo indelebile dentro ognuno di noi. Che dev’essere come un film di testimonianza, quel docu film che verrà proiettato il 28 alla sala d’Onore del Coni, proprio mentre a Brema la delegazione italiana presieduta da Paolo Barelli sarà lì a stringersi con tutto il mondo azzurro dello sport e del nuoto italiano. Sono Bruno Bianchi, Amedeo Chimisso, Sergio De Gregorio, Carmen Longo, Luciana Massenzi, Chiaffredo “Dino” Rora, Daniela Samuele e con l’allenatore Paolo Costoli e il giornalista Nico Sapio. Sono, perché quella nazionale di nuoto sarà sempre giovane e bella, il presente e il futuro del mondo del nuoto.
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La Federazione Italiana Nuoto ha ritwittato l'editoriale.