“Chiamatemi ancora Ronin” aveva scritto qualche tempo fa sul suo profilo Facebook, in cui alterna status sulla sua situazione a campagne e raccolte di firme per i diritti di animali ed esseri umani, con un pensiero a una futura carriera politica che ammise a Swimbiz.it(leggi qui). Ronin è la parola con cui nel Giappone feudale s’indicavano i samurai erranti, alla ricerca di un signore da servire. Arkady Vyatchanin in carriera ha vinto due bronzi olimpici, a Pechino 2008, con quella Russia che non ha mai rinnegato. Fu con la federnuoto nazionale che nel 2013 scoppiarono i problemi, mai chiariti. Da allora, il dorsista di Vorkuta preferì rinunciare a Europei e Mondiali, persino quelli di Kazan dello scorso anno, piuttosto che rappresentare nuovamente la federazione natatoria del suo Paese. Ha preso cittadinanza serba, ma il permesso di rappresentarla in gara tardava ad arrivare. Una settimana fa, come ha raccontato lui stesso all’Associated Press, il no ufficiale della Fina. Negli ultimi due anni non ha vissuto con continuità in Serbia “C’erano problemi economici e dovevo mantenere la mia famiglia. Perciò mi allenavo e gareggiavo spesso negli Stati Uniti per raccogliere soldi con i premi gara – ha spiegato – ma chiedere un’eccezione nel mio caso sarebbe comportarmi come chi bara. E non è questo che voglio” ha aggiunto. Rinuncia al sogno dell’ultima Olimpiade a Rio. Nega di puntare a Tokyo 2020 “Non sono più tanto giovane”. Dall’anno prossimo potrebbe prendere cittadinanza statunitense per gareggiare. Al nuoto non vuole ancora rinunciare.