“Prima di ottenere l’abilitazione sportiva, sono andata dal cardiologo. Ho visto una signora con la bandana e le sopracciglia disegnate, perché le aveva perdute. Ho capito subito – racconta a Swimbiz.it l’ex azzurra Elisabetta Fusi – l’ho abbracciata e le ho detto: tranquilla, un anno fa anch’io ero così”. Ed è vero, quando Elisabetta riguarda le foto di allora, legge nel suo stesso sguardo lo scoramento che l’affliggeva quanto il cancro stesso. Decise di cambiare totalmente il modo in cui affrontare il carcinoma. Usò l’ironia coma arma, per accettare e deridere la malattia. La chemioterapia era dolorosa, spossante “Ma in fondo, anche gli allenamenti di nuoto lo sono” disse a Swimbiz.it. E soprattutto, non si abbandonò alla solitudine. Accolse l’abbraccio della famiglia del nuoto, messaggi di sostegno(leggi qui) da semplici praticanti e master ad atleti e allenatori affermati. La sua storia fece il giro dei giornali, organizzò anche un flash mob ad Anzio(leggi qui). Ricominciò ad allenarsi in vasca. Un personale ritorno alla vita e, perché no, il desiderio di rimettersi in forma.
Giorno dopo giorno, il gonfiore si è attenuato, il peso diminuito, i capelli ricresciuti “Ora non voglio più tagliarli (ride)”. Per poi accorgersi di essere piena di energia, di poter fare anche di più “Parteciperò alla traversata III Darsena di Anzio”. Il solo pensiero del mare la rende felice. Quanto le mancava l’aria aperta lo scorso anno, quando doveva nascondersi dai raggi del sole perché sensibile alla luce. “Si terrà il 3 luglio. Lo scorso anno, in quella stessa data feci la puntura di neulasta, che segnò la fine delle terapie”. Si è anche ritrovata a Firenze on le ex compagne di nazionale. Perché il nuoto sarà pure sport singolo, ma si fa squadra sempre. Per questo, stavolta è Elisabetta Fusi a voler portare sostegno a chi lotta contro il cancro. Ha scritto e auto edito un libro, “Dannato cancro non avrai il mio scalpo”, arrivato persino in Australia “E durante la traversata vorrei ricordare tutte le persone che ancora affrontano la chemio e mi scrivono ogni giorno, magari scrivendo i nomi sulla pelle o su dei nastrini legati al braccio”. Il suo messaggio per loro e quel lo sport le ha insegnato “E’ che dalle sconfitte ci si può rialzare, che tutto quello che stanno passando si può risolvere. Che dal cancro si può guarire e tornare a vivere”.