Non sempre dominare la scena in lungo e in largo è positivo. Katie Ledecky l’ha dimostrato ieri ai Trials olimpici statunitensi di Omaha in Nebraska. Nonostante il primo tempo di qualifica nelle batterie dei 400 stile (4’02”62), l’inviato de L’Equipe presente sul posto, Maxime Malet, registrava il suo nervosismo. Una Ledecky “Delusa dal suo tempo” ma soprattutto da una batteria dominata con troppa facilità. “Spero in una finale più emozionante” aveva dichiarato a fine gara. E in finale è stata accontentata, la ventunenne Leah Smith (4’00”65) le ha regalato un duello competitivo che l’olimpionica ha vinto in 3’58”98, a un passo dal suo record mondiale di 3’58”37. “Era quello di cui avevo bisogno” ha commentato, più rilassata. Sente l’enorme agonismo dei Trials, evidentemente voleva qualcuno che la facesse subito stare sul pezzo per evitare sorprese nelle prossime giornate. In fondo, quattro anni fa da quindicenne fu lei a stupire tutti, prima alle qualifiche, poi alle Olimpiadi.
Nelle semifinali dei 200 stile uomini, Conor Dwyer stacca tutti (1’46”96), con altri sette finalisti tutti sotto 1’48. In mezzo al gruppo c’è anche Ryan Lochte (1’47”58 ° tempo), che cerca in finale un posto almeno in staffetta 4x200, nonostante i problemi all’inguine sofferti nella prima giornata. La storia del trentunenne è sempre stata caratterizzata da successi - 11 le medaglie olimpiche – e da molti infortuni, spesso anche bizzarri: rottura della spalla cadendo da un albero, del ginocchio per l’abbraccio troppo ‘impetuoso’ di una fan, del piede cadendo dallo scooter, del menisco facendo break-dance e ancora un incidente d’auto, una distorsione alla caviglia inseguendo il cane e problemi alla schiena mentre cercava il suo cellulare in auto.