Stanotte si disputeranno le ultime finali dei Trials americani di nuoto, ma più di Phelps, Ledecky & co uno dei temi dominanti è stato la presenza di cani nell’impianto di Omaha. Messi a disposizione di Usa Swimmig per sessioni distensive di pet therapy, tra una gara e l’altra. Idea cha ha avuto grande eco oltre confine, dal Brasile all’Europa. A dir la verità, proprio in Italia abbiamo un’atleta azzurra, la tuffatrice Maria Marconi, che da sempre promuove gli effetti salutari, antistress della vicinanza degli animali per un atleta professionista. Come in quasi ogni aspetto della cultura americana, ogni situazione tende ad essere dilatata. Come quando Nbc e Huffington Post esaltarono la capacità di Missy Franklin di nuotare a dorso tenendo una bottiglia in equilibro sulla fronte. L’ex azzurra Laura Savarino, grande dorsista negli anni 80, raccontò a Swimbiz.it(leggi qui) che a Torino già i bambini delle scuole nuoto lo facevano – e con un bicchiere pieno - per migliorare la postura.
La novità introdotta dagli americani, semmai, è il fatto che sia la federazione stessa a mettere i cani (ovviamente neppure sui collari manca lo sponsor) a disposizione di ogni atleta. Maria, tuttavia, non vede negli animali un mero ‘servizio’, un mezzo per ricaricarsi. Lei dà loro quanto riceve, in un rapporto di simbiosi. Un impegno costante, il suo, a difesa di animali abbandonati o costretti in canili fatiscenti. E nella sua collaborazione con Villabau Onlus a Roma(leggi qui) - rifugio che accoglie non solo cani, ma anche oche, mucche e maiali scampati al macello – trova la sintesi perfetta tra un’atleta in cerca di ristoro e una volontaria e amante degli animali.