Altro che meritate vacanze. Dopo un mondiale da sogno, tra oro iridato e qualificazione olimpica, aveva ancora un lavoro da fare “C’era una nipotina, a casa, che mi aspettava per giocare con lei” racconta Simone Ruffini a Swimbiz.it. E’ diventato un po’ lo zio dell’Italfondo, con tanto di baffo, capace di riflettere su ogni tema con saggezza. “Saranno i 25 km, così lunghi che t’invogliano a pensare” scherza, anche se un fondo di verità c’è, in uno sport che ammicca agli strateghi. Per quanto legato alla distanza “Fu la prima del fondo - guarda oltre la prospettiva dell’atleta – la 10 km è la scelta più logica per le Olimpiadi, è mediatica, ideale per pubblico e tv. La 25 è più tosta da seguire, la 5 è simile alla vasca e a cronometro può disorientare lo spettatore alle prime armi, anche se già esisteva nel ciclismo”. Cosa passa nella testa, quando la gara è così lunga? “All’inizio sei più rilassato, il giusto ovviamente, ma dopo due ore pensi solo a nuotare bene. Musica? Non servirebbe. Se metti la canzone sbagliata, rischi di addormentarti (ride) – o di essere svegliato da qualche gomitata – può capitare. Siamo come rugbisti: agonismo puro, ma ci rispettiamo perché siamo tutti lì per lo stesso obiettivo”. E alle Olimpiadi, l’obiettivo “E’ chiaro, dopo lo scorso anno. Mi sento, anzi, fortunato rispetto agli amici della vasca. Essendo già qualificato, posso allenarmi con serenità”. Sa prendere la vita con ironia e bissa per Swimbiz la sua proposta di matrimonio ad Aurora Ponselé(leggi qui), sul podio mondiale, che fece il giro del mondo “Ma penso che abbia avuto più eco la medaglia d’oro: nella 25 km maschile, era attesa da Roma 2009 con Valerio Cleri. Mi piace scambiare qualche parola con lui e sentire i suoi consigli, per la mia generazione è un idolo”. Ruffini sa anche scovare il valore profondo dietro alla routine televisiva delle dediche “In acqua ci andiamo noi, ma da solo non vinci”. Lo testimonia Vanelli, che a Kazan raccontò come la famiglia l’avesse convinto a tener duro quando lui pensò di smettere(leggi qui) “E’ stato bravo anche Emanuele (Sacchi, tecnico di entrambi n.d.r.). Proprio perché spesso siamo spesso lontani dalle nostre famiglie, il sostegno della squadra è fondamentale. Non vai da nessuna parte senza compagni, tecnici, amici, partner e familiari”. Nipotine comprese.
moscarella@swimbiz.it