Rachele Bruni, Regina di Coppe “Fiducia, serenità e obiettivi”

Copyright foto: Patrick B. Kraemer

Due volte campionessa in Coppa del Mondo(leggi qui), già prima fondista azzurra a vincerla. In mezzo, il trionfo europeo e l’olimpico argento di Rio de Janeiro. E dire che, per Rachele Bruni, tutto era partito da un quarto posto ai Mondiali 2015 “Mi ha scosso perché, nonostante la qualifica olimpica, è l’unica medaglia che ancora mi manca – racconta da Hong Kong, al telefono con Swimbiz.it – ma se mi ha dato la carica per realizzare tutto questo, ben venga. Se stavolta Matteo Renzi mi chiamerà? Non so (ride). La prossima estate, a Budapest, avrà un'altra occasione per cercare il podio mondiale. Diventare un punto di riferimento internazionale stimola anche la cultura personale “Sto migliorando il mio inglese, per essere pronta nelle interviste post gara”. Ma capì benissimo quel che stava accadendo alle scorse Olimpiadi. Agli Europei Rachele Bruni e Aurélie Muller  avevano vinto l’oro ex aequo nella 10 km, a Rio il finale fu  meno a braccetto e più a sbracciate(leggi qui). Un giudice di gara, mal interpretando le disposizioni che gli arrivavano in cuffia, stava quasi per chiamare la squalifica ad entrambe le atlete. Fabrizio Antonelli, tecnico della Bruni, trasalì, ma mantenne un apparente aplomb mentre faceva notare al giudice il fraintendimento “Ho visto che Fabrizio era calmo e così sono rimasta tranquilla anch’io” racconta Rachele. Una rapida verifica e l’errore fu subito corretto, un lieto fine per tutta l’Italia.

Rachele Bruni col suo allenatore, Fabrizio Antonelli (Deepbluemedia)
Rachele Bruni col suo allenatore, Fabrizio Antonelli (Deepbluemedia)

Molto ha contribuito, nella crescita di Rachele Bruni, il trasferimento a Roma “Come accade per molti atleti, ho gradualmente acquisito una mentalità diversa. Il 2013 è stato molto difficile, a causa del citomegalovirus – lo stesso che lo scorso anno ha colpito Marco Orsi ma mi sono ripresa, con pazienza. Fabrizio mi ha preso sotto la sua ala e mi ha fatto crescere sotto molti aspetti”. La toscana sottolinea più volte il rapporto con l’allenatore, non a caso. In uno sport già di per sé duro e di sacrificio come il nuoto, il tecnico deve saper toccare le corde giuste perché l’atleta faccia quel decisivo passo in più in allenamento. Un traino, letterale, come implicitamente suggerisce il termine inglese coach, carrozza “I momenti no capitano a tutti, ma non bisogna scoraggiarsi. Quando mi vede un po’ stanca, Fabrizio mi sprona ogni volta a dare qualcosa in più – le motivazioni scaturiscono, così, dal rapporto atleta-allenatore – ci vogliono fiducia nelle indicazioni del tecnico, serenità nel lavoro e obiettivi da raggiungere”. Il risultato è un anno indimenticabile. E finalmente, un po’ di meritate vacanze.

moscarella@swimbiz.it

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