Gare e ciclo, neanche la pillola risolve tutti i problemi

Copyright foto: LaPresse

A cinque mesi dalla finale olimpica dei 200 stile a Rio 2016, Federica Pellegrini ha dichiarato in un’intervista uscita stamattina su il Corriere della Sera che le difficoltà incontrate in quella gara dipesero da un errato calcolo del ciclo mestruale(leggi qui).

Marco Bonifazi (Rai)

Il ciclo può effettivamente condizionare le prestazioni di un’atleta e due anni fa il Dottor Lorenzo Marugo(leggi qui), medico Fin, illustrò a Swimbiz.it come “In vista di gare di rilievo, può capitare di ovviare a questo tipo di problema tramite pillola. Lo si può fare una tantum, ma senza esagerare”. D’altra parte, avvertì che è difficile trovare contromisure universali e oggi approfondisce la questione il Dottor Marco Bonifazi, coordinatore tecnico scientifico dei settori agonistici della Federnuoto. “Parlando in generale, più che il flusso mestruale in sé sono le variazioni ormonali che possono provocare alterazioni – estremamente individualiin alcune atlete non determinano alcun effetto, in altre possono avere effetti negativi sulla prestazione”. Il Dottor Bonifazi sottolinea  anche come “In questo caso parlare di pillola contraccettiva non è così corretto. Si parla, semplicemente, di terapia ormonale sostitutiva. A volte la stessa pratica di sport di resistenza, di per sé “Può provocare variazioni del ciclo, anche queste assolutamente fisiologiche”. Una soluzione ‘magica’ e universale, quindi, non esiste. Ma per fortuna “Nella maggior parte dei casi, queste alterazioni sono molto modeste”.

Anche il modo di approcciarsi al tema è individuale. L’australiana Libby Trickett ammise che in carriera provò spesso imbarazzo a parlarne col suo allenatore, mentre non fu mai un problema per Alessia Filippi, come raccontò a Swimbiz. Proprio ai Giochi di Rio 2016, si parlò molto della dorsista Fu Yuanhui che alla China Central Tv ammise di aver avuto problemi di ciclo in una gara. Il ciclo mestruale è un argomento tabù in Cina dove, da una ricerca pubblicata da The Guardian, per ragioni culturali solo al 2% delle donne è concesso di utilizzare tamponi. Fu ne parlò apertamente, e in diretta sulla tv nazionale cinese, guadagnandosi parole di stima e di supporto da legioni di fan.

moscarella@swimbiz.it

 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram