Non basta certo un ritiro sportivo a cambiare le cose: quando Michael Phelps parla, fa rumore. Tanto rumore. Invitato di recente a parlare al Congresso statunitense per la proposta di aumentare i fondi alla Wada, agenzia mondiale antidoping, Phelps ha dichiarato “Non credo che in alcuna delle competizioni internazionali a cui ho partecipato, tutto il resto del campo fosse pulito” e chiesto riforme nel sistema dei controlli. La replica arriva da uno dei suoi grandi rivali di vasca, Milorad Cavic, che ai Giochi di Pechino 2008 un solo centesimo e finite polemiche(leggi qui) divise da Phelps e dall’oro olimpico “Perché chiedi riforme ora che ti sei ritirato, e prima non ha mai supportato il passaporto biologico, ci è ignoto, forse persino conveniente”. Paragona la capacità di recupero del Cannibale a un film di fantascienza e cita il caso del ciclista americano Lance Armstrong per spiegare che più controlli non costituiscano una soluzione, ma chiude la sua lettera aperta così “Ad ogni modo, spero ti atterrai davvero a ciò che dici. Perché in caso i nostri figli diventassero professionisti un giorno, voglio pensare che avrai fatto la differenza”.