La domanda sorge più che spontanea e ha come destinatario il Direttore di Rai Sport, quella “rinnovata” del monocanale sportivo a un’unica corsia. A che tv nuotiamo, caro Direttore, visto che la prima uscita del campione olimpico Gregorio Paltrinieri, sabato a Milano al meeting più importante che apre la stagione, al meglio della presenza dell’altra medaglia Gabriele Detti e di Federica Pellegrini, per non dire di tre quarti della nostra nazionale acquatica avrà l’incredibile assenza del tubo catodico nazionale? Non solo una diretta, ma nemmeno una differita, quantomeno speriamo almeno nello spicciolo di qualche servizio. Ma non basta, anzi. Ci lascia tutti noi del dorato, per risultati certamente, e seguitissimo mondo del nuoto basiti e attaccati alla corsia.
Che succede? La Rai non è un affare che si può liquidare a colpi di share o di palinsesti che si sovrappongono, è innanzitutto servizio pubblico che ha dei doveri d’informazione sportiva (e di diretta) a prescindere dal piano industriale. Milioni di appassionati che pagano il canone e che hanno da sempre la passione di essere il famoso abbonato in prima fila sopra il blocco di partenza. La Rai sportiva polemizzò non poco quando Sky seguì con Fabio Caressa e Lia Capizzi le vicende acquatiche delle Olimpiadi di Londra nel 2012 per la prima volta. Sky fece bene allora, e stese una corsia di pluralismo acquatico. Ora la Rai riprenda il discorso e non abbandoni il nuoto. Aridatece la voce di Tommaso Mecarozzi e la zona mista di Elisabetta Caporale, Sacchi compreso.