Cosa poteva fare in un venerdì di festa (e di passione per lui) Filippo Magnini? Andare a Eboli oggi, con Chiappucci e Oliva, rispettivamente ex del ciclismo e della boxe a parlare di alimentazione e salute, testimonial ancor più testimonial visto il momento della sua I am doping free. Il giorno dopo, forse il più difficile della sua carriera di atleta e di personaggio, perché messo nel tritacarne del sospetto e della prima pagina, la stessa incorniciata tante volte dalle medaglie e che gli ha riservato negli anni le più incredibili soddisfazioni sportive. Quel mostro chiamato Doping, la parola che fa rabbrividire al solo evocarla, il triangolo della morte sportiva. Per quello ci siamo messi nei suoi panni, la mattina davanti a questa tempesta mediatica che lo tirava in ballo, che è certo peggio di un’onda che ti assale a tradimento mentre esci da una virata e ti sbatte contro la corsia. Ho sentito ieri Filippo al telefono e questo era il suo stato d’animo, per quello siamo felici che le accuse e i sospetti siano stati fugati(leggi qui) perché Magnini non risulta essere mai stato neppure indagato.
Solo rimarrà questo momento come monito perché la guardia non si deve mai abbassare quando si parla di Doping, e ogni atleta di par suo ha il dovere di vigilare per se stesso e per gli altri. Mai fidandosi dei troppi stregoni travestiti che tentano di avvelenare uno sport che deve guardare solo al limpido e pulito. Come lo splendido Foro Italico oggi, chiare fresche e limpide acque. Magnini si è fermato a Eboli, ora riparta la lotta al doping senza indugi. Forza.