Paulo Salemi, libertà è partecipazione… col Brasile

Copyright foto: paulo salemi

Suo padre avrebbe voluto dargli il suo stesso nome, Paolo “Ma una legge di epoca fascista, ancora in vigore, lo vieta”. Cambio di vocale e così inizia la storia di Paulo Salemi, quasi destinato a vedersi porre veti. Palermitano, si fa subito notare in A2. Vince due titoli europei giovanili insieme a Luca Cupido e i due ancora non sanno che il loro futuro sarà fuori dall’Italia. A diciott'anni arriva il richiamo dell’A1 “Chiedo al mio Presidente la possibilità di giocare in un’altra squadra per due anni, in prestito, e tornare”. Niente da fare. Se vuole lasciare Palermo, ha un'unica, drastica scelta: tesserarsi per un'altra Federazione. Inizia il suo esilio “Prima a Sidney, città fantastica – poi il ritorno alle sue radici – mia madre è brasiliana e ho dei parenti lì, quindi l’arrivo in Brasile è stato più semplice”. Intanto, in Italia “Per fortuna le cose stanno cambiando, grazie all’Assogiocatori(leggi qui). Perché la pallanuoto si evolva, deve cambiare anzitutto giuridicamente”. L’anno prossimo cercherà ‘in casa’, a Rio 2016, una medaglia olimpica “Il bronzo in World League di quest’anno è storico. Molti in Brasile non vedono di buon occhio gli stranieri in nazionale(leggi qui). Ma nessuno qui ‘ruba il lavoro’ o pensa ai soldi: creiamo entusiasmo e il livello si alza”. E se incontrasse l’Italia? “E’ già successo in World League, ma dopo un attimo di straniamento mi sono abituato: i miei amici sono nella pallanuoto italiana, ma in acqua siamo avversari”. Potrebbe succedere ai Mondiali di Kazan “Tifo anche per il 7Bello. Mi piace molto, alterna pressing forte e buona zona e saprà andare avanti – la nazionale verde-oro, intanto, è stata scossa dalle gravi accuse al suo secondo portiere(leggi qui) – siamo tutti vicini a Thye e cerchiamo di metabolizzare la cosa. Ma il pareggio al debutto con la Cina (allenata dall’ex ct azzurro Paolo Malara n.d.r.) non dipende solo da quello, è stata una stagione lunga”. In Brasile ha ormai trovato una seconda casa "Per l'università gioco soltanto, ma vorrei anche studiare all'estero". Non canta l’inno, ma la mano corre al cuore e gli occhi alla bandiera “Se tornerei in Italia? In futuro chissà, ma al momento direi di no”. Stavolta, almeno, può decidere lui.
 
moscarella@swimbiz.it
 

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