“Ho sofferto di depressione post gara. E' stato terribile. Volevo morire”. Le parole, che fanno, oggettivamente, correre un brivido lungo la schiena, sono di uno che di gare, di vittorie e trionfi olimpici e mondiali, se ne intende. Michael Phelps, il campione di Baltimora, ha rivelato i suoi momenti più difficili a “The Axe files” il podcast dell'università di Chicago e alla Cnn in un'intervista condotta da David Axelrod, stretto collaboratore dell'ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, svelando un lato oscuro nella vita del più grande nuotatore di tutti i tempi: “ ho sofferto di depressione per tre-quattro volte dopo le gare e ho messo seriamente in pericolo la mia vita”, ha continuato Phelps che ha poi confermato l'abitudine di diversi atleti americani di utilizzare droghe ed alcool nel tentativo di alleviare il momento di difficoltà.
Il recordman americano ha poi spiegato che è necessario trovare un rimedio, anche di tipo psicologico per poter aiutare chi è colpito da tale patologia che, come ricordava a Swimbiz.it lo psicologo ed ex azzurro del Settebello Luca Giustolisi, paradossalmente pone a rischio anche gli sportivi più vincenti(leggi qui) "Perché scoprono che dietro a quella medaglia non c’è tutto questo ‘tesoro’, questa felicità dipinta da fuori”. Non a caso, nel solo nuoto Usa affermano di averne sofferto anche altri campioni come Allison Schmitt e Missy Franklin: “mi rattrista molto che non c'è niente che possa supportare gli atleti colpiti dalla depressione post olimpica” ha concluso pluri campione olimpico del Maryland.