Non chiamatelo miracolo. Il salvataggio dei dodici piccoli calciatori tailandesi e del loro allenatore dalla grotta in cui erano rimasti bloccati, che in questi giorni hanno tenuto col fiato sospeso il mondo intero, è il risultato di ciò che avviene quando il compito di soccorrere le persone è affidato a professionisti “Quando sei preparato adeguatamente, vai lì e sai cosa devi fare senza alcun timore. E in questo modo trasmetti sicurezza anche a chi devi soccorrere, che si affiderà ciecamente a te” spiega a Swimbiz.it Antonello Cano - storico Ct della nazionale italiana di nuoto per salvamento – sport dall’altissimo profilo sociale, perché il suo vero scopo è salvare vite umane”. E l’Italia non deve certo invidiare altri Paesi “Oggi la didattica Fin ha docenti eccezionali che offrono una preparazione perfetta – anche gli assistenti bagnanti che, specie ora che siamo in stagione balneare – sono una reale tutela per i turisti”. Il Ct non usa giri di parole per spiegare che, di contro, quando la preparazione dei soccorritori non è professionale “Si rischia di avere due vittime anziché una”.
Guardando al lato sportivo, l’Italia ha una tradizione vincente nel salvamento “A settembre ci sono gli Eurojr a Limerick, in Irlanda. Quindi, i Mondiali di Adelaide in Australia – un po’ anomali per la preparazione, considerato che si terranno a novembre – ma arriveremo con una nazionale in forma ed equilibrata, dove tutti hanno realmente possibilità di medaglia”. E se l’International Olympic Committe strizza nuovamente l’occhio a questo sport, che da sempre sogna le Olimpiadi, almeno per quanto riguarda le gare in mare “Ci stiamo attrezzando anche noi per potenziarci e ridurre il gap con nazioni come Usa, Australia e Nuova Zelanda dove al mattino si va prima in spiaggia con tavola e canoa, e solo dopo in piscina”.