Alfio tiene banco. Ancora, perché a onor di cronaca dopo un non proprio entusiasmante mondiale, zero tituli direbbe Josè Mourihno, tanti ragionamenti si fanno a palazzo, dentro e fuori di contorno al buon Giomi Fidal. Che ha aperto al nuoto per picconare o meglio puntellare la sua parte, come quando devi mettere in sicurezza muri pericolanti, e non sono solo quelli dei tremila siepi. Una giavellottata bella e buona, se alla fine qualcuno dal Palazzo non ha gradito il richiamo al metodo Fin. Metodo che rifà semplice i conti, gli unici che apprezzi nello sport, medaglie (tante) con contorno di record da pallottoliere. Paolo Barelli, presidente Fin, dalla brace di qualche tempo fa al braciere olimpico, tutto in una estate. L’unico, Barelli? Alfio cita anche il professore, quel Marco Bonifazi (al centro in foto), medico e docente universitario, che di delegazione in delegazione è la vera mente operativa bordo vasca. Da sempre schivo, ma con ottime relazioni con la stampa a cui dispensa pillole calmierate di saggezza agonistica. Risveglia il sorriso istrionico se si sente inquadrato, abituato a sverniciare in pista l’avversario, l’altra passione da esercitare a mezzo servizio quando non deve programmare gli azzurri in vasca. Uno scienziato della programmazione, che spesso trovi in bermuda nei centri federali. E sul triangolo dei bermuda che attira come una calamita la vittoria azzurra ci sono altri due in piena forma. Il cittì Butini (a dx in foto), il dottore (in legge) che a dispetto del cronometro conosce a puntino ogni angolatura della vasca, ferreo metodologista dell’ortodossia barelliana. Ortodossia del lavoro e del risultato, di cui è sacerdote il consigliere federale Roberto Del Bianco (a sx in foto), all’anagrafe il professore ( di educazione fisica) da sempre gran guru dell’organizzazione periferica passando dall’istruzione tecnica. Per vincere , caro Giomi, ci vogliono spesso le triangolazioni, lì in attacco. Con i bermuda, meglio ancora.
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