Quattro per quattro con, integrali e interattive al massimo. Poi metti in ultima, a mitraglia, Federica Pellegrini e il gioco d’argento diventa divino. Mizzau, Musso, Masini Luccetti, Pellegrini. Bye bye Svezia, Italia al femminile staffettistica come non mai. Dicono le cronache, e dicono bene, che la solidità di nazione si vede dalla quattro per quattro, quattro come le vasche da cinquanta, totale cadauno duecento. Che se chiami alla fine la master class della specialità, che è ovviamente mettere Pellegrini l’eterna, risali posizioni con il clacson inserito, il sorpasso senza storia, tranne le americane lassù, le uniche che si salvano dalla furia a Pelle. Pagina di storia acquatica che negli annali registra la prima medaglia azzurra rosa in questa staffetta così bella, mentre nella velocità esce pure un cinesino da prima dei cento. Mai successo, il piccolino (191 cm) Ning si sente un po’ come uscito da un Ning-tendo. Involtini acquatici che fanno primavera con Fu donna che vince nel dorso di sprint. La novità? I cinesi esultano, si sbracciano, sorridono, parlano in inglese come il Sun col Lochte. Ma poi ritornano seri come il miglior Ning-tendo della storia. Ritto, il saluto militare all’inno e via verso nuove avventure. Tranne le cinesi da staffetta, risucchiate allegramente in ultima dalla muraglia Pellegrini.
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