Mi capita sempre così, quando tocca a Gregorio. Non riesco a stare fermo per un chilometro e mezzo (il suo) e vado su di giri. Poi, il finale, è sempre lo stesso: brividi ed eccitazione. Come oggi, magnifica cavalcata acquatica. Sapete qual è la differenza vera a guardare Gregorio Paltrinieri campione del mondo che nuota i 1500 stile libero? Greg ha dato impulso a una gara che a torto si definisce meno spettacolare dei 100 metri, ma quando lui la interpreta a testa alta col paltripensiero giusto, insomma è show acquatico vero. A Berlino alzava la capoccia in movimento per guardare il tabellone e il tempo, qui scodinzola allegramente in acqua in barba alle virate. Non dite al suo Moro, Stefano Morini il coach, che se migliora ancora (c’è da migliorarsi sempre anche per i più bravi) anche in corta non c’è nis-Sun che tenga, intendo certi assenti pseudomarziani. Ma che scrivo? No, non sono impazzito nel giorno della mirabolante, ennesima impresa. Io sogno Rio da tifoso, Greg lo deve interpretare al meglio quel sogno che si farà più grande in prossimità dell’evento degli eventi. Gli ingredienti da fuoriserie acquatica ci sono tutti, già miscelati sapientemente, non abbiamo altro da aggiungere, se non la serenità che il viaggio impone. Serenità che un po’ mi è mancata guardando il duecento di Federica Pellegrini. Sarebbe troppo facile gettare subito la croce sulla nostra numero uno, ma certo un'analisi dura bisogna farla. Fa male perdere così, per i tifosi, per il morale, ma tutto può tornare utile per rimettere i tasselli che servono a posto. Un’atleta, una campionessa come lei non può rinunciare a combattere. Ma adesso Fede, a corsie ferme, faccia la valutazione del caso e tragga esperienza dagli errori. Senza dimenticare di chiedersi se la conduzione tecnica ha toppato, e se si dove. E se anche per lei la serenità e la stabilità di un allenatore di esperienza vera non sia la strada più giusta da intraprendere