Il nuoto non è una scienza esatta e ne abbiamo sempre più conferma. Tutto può cambiare, come negli ultimi cinquanta metri di una staffetta da quattro per duecento metri. Poi, se ci aggiungi il cuore, la passione e l’istinto finale di un grandissimo combattente come Filippo Magnini, capitano non a caso, porti a casa un pesantissimo argento mondiale in quattro. Due giovani dal brillante futuro, Di Fabio e D’Arrigo, un navigato Belotti e, appunto, il capitano trascinatore. Se nel nuoto ci fosse la panchina, vista l’età di Pippo, si potrebbe pensare per lui a un ruolo di giocatore-allenatore. Perché se una nazione, come si dice, si vede e si giudica dalla sua staffetta da duecento metri ecco, oggi ci siamo risvegliati dal torpore iniziale con il coraggio finale e la consapevolezza che il Magno è una pedina nuotante fondamentale. Dentro e soprattutto fuori. Lo sguardo che carica, dispensato al gruppo è quel valore che non perdi certo facendo i conti con l’età. Un po’ come Fabio Scozzoli che porta per mano di bronzo un‘altra staffetta, mista mista, uomo donna, con Bonacchi e due girls sorridenti come Ferraioli e Di Pietro. Ecco, il sorriso che è ritornato oggi nel gruppo Italia con le prime due medaglie.
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