Non solo Italia, anche in America si gareggia. Andando ad analizzare come si stanno comportando i campioni a stelle e strisce, nelle Arena pro Swim Series che si stanno svolgendo a Mesa, a livello generale possiamo paragonare le prestazioni degli atleti a un’auto a diesel, in rodaggio per performances superiori, auspicabili e realizzabili in vista di Kazan con un occhio puntato a Rio 2016. Persino Katie Ledecky, dopo l'acuto nei 1500 (15’42”23), vince 200 (1’56”79) e 400 stile libero (4’01”95) con tempi di alto profilo, ma lievemente al di sopra dei suoi best stagionale. La venticinquenne bahamensa Arianna Vanderpool-Wallace vince la gara i 50 stile libero; la zona caraibica è fortissima nell'atletica e chissà che non lo diventi anche nel nuoto, nel momento in cui dovesse diventare popolare in quei paesi. Un primo caso, per la precisione già c’è: la Giamaica, con Alia Atkinson che a Doha ha vinto i Mondiali in vasca corta, prima donna di colore a farlo, pareggiando anche il record mondiale dei 100 rana (1’02”36). Michael Phelps, ha gareggiato nei 100m farfalla – più volte indicata da Christian Zicche, Direttore di Swimbiz, come sua probabile unica gara olimpica(video) - vincendola con un risultato ancora lontano dai suoi standard. I 200m stile libero hanno visto la vittoria, con tempi non irresistibili, di Conor Dwyer (1’48”29) su Ryan Lochte (1’49”28). A Doha non si vide il miglior Lochte, ma era vasca corta, dove le velleità americane sono sempre un’incognita. Ora, però, "gioca in casa"; dopo l'infortunio al ginocchio degli anni scorsi, è in declino o saprà tornare quello di prima?
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