Da Sidney 2000 a Londra 2012, che fine hanno fatto le piscine olimpiche

Fin dalla cerimonia di apertura, inizia la gara per fare quel miglio in più rispetto ai precedenti giochi olimpici, per rendere indimenticabile l'edizione corrente. "Ma non è più il tempo di sprecare, deve iniziare una nuova era - ha dichiarato (fonte Ansa) Giovanni Malagò, Presidente di Coni e Aniene, al meeting informale dei ministri dello sport europei - la rinuncia di Oslo ai Giochi Invernali 2022 è la prova che dobbiamo lasciarci alle spalle i vecchi standard". Una delle maggiori preccupazioni, al termine di un'Olimpiade, è come riutilizzare gli impianti. Guardando al nuoto, il London Aquatics Centre di Londra 2012 è diventato sede permanente dei tuffi di alta prestazione ed è aperto al pubblico; ha perso le 'ali' di spalti temporanei, rendendolo più adatto agli eventi acquatici, ed è stata subito smantellata l'adiacente arena di pallanuoto, sport che ha subito un taglio totale dei fondi nazionali(leggi qui). A Pechino 2008 le gare di nuoto e tuffi si disputarono al Water Cube, che già dal nome sembra una discoteca e nel 2010 si è trasformato in un parco acquatico con l'aggiunta di numerosi scivoli d'acqua e aree spa. Sul post Atene 2004 sono stati versati fiumi d'inchiostro, anche da noi, enumerando le molte cattedrali del deserto lasciate in dote, incluso il Centro Acquatico, completato all'ultimo momento e tra le polemiche per l'assenza di protezioni dal sole estivo, e le foto della piscina dei tuffi ora in disuso e senz'acqua che hanno fatto il giro del mondo. E persino la piscina dell'ex villaggio olimpico oggi è poco più di una discarica. Come nel caso di Pechino, l'International Aquatic Centre di Sydney 2000 ha gradualmente assunto il nome di parco acquatico, con l'inserimento di gonfiabili e altre attrezzatture ludiche; l'anno scorso, un violento incendio scoppiato nel parcheggio provocò la distruzione di oltre 40 veicoli, fortunatamente senza vittime.
 
moscarella@swimbiz.it 
 
 

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