Nuoto britannico con l’acqua alla gola

Copyright foto: getty images

Sfoggiano con orgoglio i centri nazionali di Loughborough e Bath, mentre il London Aquatics Centre di olimpica memoria diventa casa di alta prestazione per i tuffi. Ma la realtà è che sono poche, seppur scintillanti luci in una Gran Bretagna sempre più buia per il nuoto. Già a ottobre Swimbiz parlava della possibile chiusura dei centri federali, di recente è toccato agli impianti d'élite di Swansea e Stockport. Ma il problema è più vasto: non s'insegna nuoto nelle scuole, le piscine chiudono per mancanza di fondi e la Federazione ha subito più di un taglio di budget fin dal post Olimpiadi. La Gran Bretagna si affida a una manciata di top athletes - per citarne qualcuno Tom Daley, Sophie Allen, Daniel Fogg e ovviamente Michael Jamieson (foto), che qualche giorno fa ha spaventato tutti per un'improvvisa tachicardia - perché gli sport acquatici abbiano un futuro. Più una scommessa, in poche strutture d'eccellenza ancora operative, che un investimento. E una prima verifica della loro crescita, se c'è stata, si avrà con Duel in the Pool e, l'anno prossimo ai Giochi del Commonwealth.
 
moscarella@swimbiz.it

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