Nessuna medaglia olimpica dal nuoto, non accadeva da ottant’anni. E dire che la Germania ha ancora campioni internazionali come i compagni di vita e di corsia Britta Steffen e Paul Biedermann. La speranza di ridare lustro al nuoto teutonico è affidata a Henning Lambertz, coach della Germania nuoto che in un’intervista al Berliner Zeitung dichiara “Voglio avere un quadro preciso di tutto ciò che ci siamo lasciati sfuggire e di ogni settore in cui siamo precipitati di fronte al resto del mondo”. La parola d’ordine è Kaizan, termine giapponese che significa cambiamento, e come un vero maestro zen, Lambertz espone i cinque passi della sua filosofia di lavoro da qui a Rio 2016. Anzitutto migliorare la comunicazione “In passato i coach sparsi per la Germania si sentivano isolati e si chiedevano se non fossero masochisti a continuare comunque il loro lavoro”. Poi, introdurre un sistema di ricompense (wild card per eventi in vasca corta ad esempio) piuttosto che di punizioni “Gli atleti devono tornare a divertirsi, non sentirsi cani d’addestramento”. Centralizzare strutture federali e club “E prendere spunto da Usa Swimming, che si autofinanzia grazie a incentivi e alle proprie prestazioni”. Dividere la squadra in un team d’élite e un team di prospettiva “Il talent scouting è vitale: servono scuole d’élite che non lo siano solo di nome, ma funzionino davvero”. Infine, una gestione migliore degli atleti dai Trials ai grandi eventi dell’anno. Sempre nel nome del Kaizan.
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