Partire a nuoto. E arrivare trionfatori.
Da soli, con un muro di mare di fronte. Un’impresa, ancor prima di tuffarsi. Attraversarla, la Manica, quasi un azzardo da visionari. La sfida poi, di notte, un misticismo di nuotata che solo pochi eletti provano. Epica. La Manica, con il suo canale profondo e ancestrale sembra una leggenda che si tramandano quelli che l’anno nuotata, i cavalieri della nuotata perfetta. Il privilegio di affrontare una sfida a tratti surreale. Una sfida che qualche ora fa Andrea Oriana ha portato a compimento. In costume e occhialini, un moderno principe della bracciata alla ricerca del Sacro Graal acquatico. Battere le correnti e il freddo. Bracciata su bracciata, battere se’ stessi con uno straccetto di costumino e portarsi al limite umano. Nuoto perché sono vivo e più forte delle mie paure. Respiro cadenzato. Come il cuore che palpita quando arriva la decima ora e diciannove minuti. L’ora della verità e del trionfo. Della vittoria, nella sfida che non è più solo personale: Oriana è tutti noi che con il pensiero e l’ammirazione, ma anche con il timore, abbiano nuotato con lui in questa lunga notte.
Chapeau acquatico