Quotidiano torinese per eccellenza, la Stampa; scontato che il derby della Mole di ieri si prenda il primo piano sportivo. Ma poi balza agli occhi l'intervista a pagina intera di Giulia Zonca a Gregorio Paltrinieri, focalizzata sull'esperienza australiana "Un mese mi sta stretto, dopo Rio non mi tiene nessuno". Esordio chiaro e diretto, che dà concretezza alle 'sensazioni' che Greg esprimeva lo scorso agosto a Swimbiz(leggi qui). E nel parallelo Italia-Australia "Temo che le due realtà non siano proprio comparabili. Al Centro Federale di Ostia sto bene e sono felice con Stefano Morini. Purtroppo sono più in sintonia con la mentalità vista in Australia". Fa poi esempi concreti "Qui lo sport è visto come individuale; appena tornato, sono ricominciate le sfide con Detti. Lì c'è identità di gruppo - fatta anche di uscite ed esperienze collettive - facevamo yoga e pugilato insieme, qui sono viste come perdite di tempo. E lì lo psicologo è una cosa normale; in Italia, se ti rivolgi a lui, pensano che hai dei problemi". Meno stress, più apertura "E in Italia c'è una gestione troppo centralizzata, in acqua e fuori, per importare novità - ma il 'Moro' non c'entra - anzi, è molto aperto e abbiamo convenuto di mantenere qualche abitudine australiana. Il problema è il movimento: siamo convinti di essere sempre i migliori". Anzi, sarebbe un problema "Non italiano, ma europeo: s'innova poco, si controlla troppo". E arriva la frase che non ti aspetti "Sento tanti dire 'la mia Australia è qui'. E allora giusto che stiano a casa, ma questa carriera è troppo breve per non tentare nuove strade" che, più che al Moro(leggi qui), potrebbe riferirsi a chi gli sta ancor più vicino(leggi qui). Infine, non può mancare un commento pre Doha ai recenti casi di doping "Se mi trovassi sul podio tra Mellouli e Sun Yang - entrambi trovati positivi in passato - mi farei delle domande".
moscarella@swimbiz.it
In gallery, l'intervista a 'la Stampa' in formato integrale
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