Sconforto nazionale. Il calcio è religione, magia, scopo di vita per molti brasiliani. E il clamoroso 7-1 subito in casa propria dalla Germania, nella semifinale mondiale, è forse una ferita inguaribile. “Non mi aspetto suicidi o gesti clamorosi come dopo la sconfitta con l’Uruguay al Maracanã, nel ’50 – commenta a Swimbiz Stefano ‘Toco’ Rubaudo, italo-brasiliano team manager dell’Italfondo - né l’odio che colpì la mia famiglia in Brasile, quando l’Italia vinse i mondiali dell’82. Culturalmente siamo cresciuti negli anni”. La cosa peggiore che potrà capitargli in questi giorni è lo sfottò “Dovrò restare ‘nascosto’ almeno una settimana. Mi aspetto da un momento all’altro un messaggio di Luis Laera” ex Azzurro italo-argentino e si sa che aria tiri tra brasiliani e argentini. Ma per il Paese, le conseguenze vanno ben oltre calcio e goliardia “Il Brasile s’infurierà dopo aver pagato per stadi costosi (e qualcuno, come a Manaus, è una ‘cattedrale nel deserto’) lavorando in condizioni precarie. Già la finale avrebbe avuto un effetto diverso sul popolo e sul governo, ma non è arrivata neanche quella – il peso della sconfitta potrebbe ora ricadere sui Giochi 2016 – pensate che i brasiliani saranno ben disposti a pagare di nuovo tanti soldi per un evento sportivo, a lavorare come matti per costruire gli impianti in tempo?”. Di contro, dal punto di vista sportivo “Penso che i nostri atleti olimpici abbiano imparato da questa sconfitta. Il governo ha investito parecchio su di essi e questi due anni possono cambiar loro la vita, anche dal punto di vista economico”.
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