L’incontro al Trofeo Sprint di Legnano, due settimane fa, dove Fabio Scozzoli riuscì a migliorare in 57”66 il tempo nuotato il giorno prima, nei 100 rana, a Massarosa. Giusto un flash, una foto fugace, in fondo Paolo Zaffaroni ne ha fatte con altri campioni. Ma quella era speciale, sognava quell’incontro da anni. Perché vengono da percorsi simili. Due ranisti, razza a parte: chi lo chiama stile più tecnico, chi li considera un po’ folli.
Paolino è abituato alla vasca corta. Ai Mondiali per atleti con disabilità intellettive e relazionali in Messico, due anni fa, tra tante medaglie conquistò l’oro nei 200 rana e stabilì un record Europeo nei 50. Per il Re Rana, dopo i due argenti in lunga di Shangai 2011, la corta fu la consacrazione. A Istanbul 2012, fu il primo italiano a vincere un oro in singolo – e Ilaria Bianchi fu la prima azzurra – a un Mondiale da 25 m. L’anno dopo, la corta rappresentò il riscatto. Un podio sfiorato a Barcellona, l’amarezza espressa a chiare lettere e sfogata poi in Coppa del Mondo: 25”72 a Berlino, ancora oggi record europeo dei 50 rana. Poi l’infortunio, ginocchio croce e delizia di ogni sportivo, e stagioni che non lo soddisfacevano. Anche Zaffaroni ha avuto il suo momento no. I Trisome Games di Firenze dello scorso anno, le loro “Paralimpiadi” perché a quelle vere non sono concesse gare per atleti con sindrome di down, non sono andati come sperava. Entrambi hanno cambiato.
Fabio, dopo molte novità – senza, però, separarsi mai dal tecnico Cesare Casella - ha scelto la stabilità di Imola(leggi qui). Paolo ha preso una decisione coraggiosa: allenarsi con i normodotati, mantenendo uno standard di training adeguato al loro. C’erano due ranisti, due campioni mondiali, due recordman europei. Fabio Scozzoli, che mai ha disertato la vasca corta e ora l’abbraccia come sua dimensione ideale(leggi qui). Paolo Zaffaroni, che alla corta è abituato. Entrambi ripartono da qui, da quell’incontro e quella foto, per ritrovare le sensazioni di un tempo.