Non sono ancora chiari i dettagli, tuttavia già il termine “relax”(rivedere, allentare) utilizzato dall’Executive Board dell’International Olympic Committee potrebbe aprire nuovi scenari economici per gli atleti olimpici. Già a Rio 2016. Come riporta Insidethegames.biz, nel corso della prossima riunione del Cio a Kuala Lumpur, in luglio, sarà votata la proposta di modificare la regola 40 dello Statuto Olimpico, che al paragrafo 3 recita “A nessun atleta, allenatore, preparatore o funzionario che partecipa ai Giochi Olimpici è concesso di utilizzare la sua persona, il suo nome, la sua immagine e le sue prestazioni sportive a scopi commerciali durante lo svolgimento dei Giochi”. Uniche aziende esentate, precisa il sito britannico, i top sponsor olimpici - Coca-Cola, Visa, McDonald’s – per impedire che aziende no sponsor ‘in agguato’ si facciano pubblicità gratuita alle spalle della manifestazione. E se le giornate olimpiche sono un buco nero per gli sponsor, i mesi precedenti rappresentano una zona grigia. Nel maggio 2012, Repubblica scriveva “Il Cio ha messo delle restrizioni, in qualche caso, anche grottesche. Ad esempio, non si può citare nemmeno la parola Londra. La Mercedes Benz è pronta a presentare la sua ‘squadra’ di campioni. Ma non può nominare, per regolamento, le Olimpiadi di Londra, i Giochi olimpici, ecc. – e su Federica Pellegrini - la Pavesi aveva studiato uno spot, con citazioni del Big Ben e del London Eye”. A Londra 2012 Michael Phelps creò un caso quando, sul suo account Twitter, apparve una sua pubblicità per Louis Vuitton(leggi qui); rischiò di perdere le medaglie conquistate. Per motivi di scommesse, il Cio (e il Coni, per quanto concerneva gli Azzurri) aveva, anzi, vietato l’uso dei social network da parte di atleti ecc. per diffondere informazioni all’esterno durante i Giochi(leggi qui). A luglio, il Comitato Internazionale Olimpico voterà anche per modificare la regola 50, concedendo d’incrementare le dimensioni del logo per lo sponsor tecnico delle federazioni.
moscarella@swimbiz.it