Sabato scorso, il Daily Telegraph ha segnalato un gruppo di nuotatori cinesi al Gloria Sport Centre, nella località turca di Belek, sotto la guida del tecnico tedesco Dirk Lange. Ex ct del Sudafrica ancor’oggi riferimento in Europa per Cameron Van der Burgh. Su di lui, attraverso il quotidiano, ha espresso commenti pesanti Bill Sweetenham, mentore della generazione australiana di Thorpe ed Hackett e oggi Dt del nuoto argentino, con dichiarazioni come “Chi va ad allenare o nuotare in Turchia, lo fa per stare lontano dai riflettori… i controlli antidoping arrivano in Turchia?”. Lange ha fatto notare via social come la presenza dei cinesi non fosse ‘nascosta’, ma anzi palesata da lui stesso nei giorni precedenti "Inoltre, era solo un training camp. Perché in Turchia? Perché c’erano problemi di visto nel tenerlo in Austria”. Inoltre ha smentito la presenza a bordo vasca del tecnico cinese Zhou Ming – lo stesso Telegraph aveva usato il condizionale ed espresso incertezza su questo punto – al quale, da sentenza del Doping Panel Fina, è vietato allenare.
A Swimbiz.it Corrado Rosso, tecnico italiano che lavora in Turchia, conferma che “Lange non ha base in Turchia – ma al Dlp Project di Graz, in Austria, dove sotto il tedesco si è allenato anche Fabio Scozzoli(leggi qui) - era lì per un camp prima degli Europei. Inoltre, il Gloria Sport non è un polo federale, ma un centro internazionale, come quelli di Tenerife e Thanyapura, in cui si può allenare chiunque: ci sono passati gli olandesi, ora gli svedesi… - e aggiunge – la Wada (agenzia mondiale antidoping n.d.r.) richiede la posizione degli atleti. Quindi chiunque, anche chi si sposta, sarà comunque rintracciato per effettuare i controlli”. Non è da oggi che la Turchia sia un crocevia internazionale, una porta tra Oriente e Occidente. Rosso allena le giovanili turche al Centro Federale di Kayseri, l’antica Cesarea di epoca romana “Perché i tecnici vengono in Turchia? Anzitutto, qui ci sono soldi. Poi agevolazioni e strutture: piscine da 50 m e palestre attrezzate più diffuse che in Italia – e citando la sua storia personale – io sono venuto qui anche perché in Italia non ho trovato più spazio. Non l’ho certo lasciata a cuor leggero, come del resto Martina De Memme e chi in futuro, eventualmente, vorrà unirsi a noi. Sia perché è il mio Paese, sia perché il livello del nuoto italiano è di molto superiore. E se l’Italia, dopo Rio 2016, mi vorrà, sarò felice di tornare”.