Energia di vasca, si riaccendono i riflettori allo Stadio del nuoto del Foro Italico. Sotto il segno di Federica Pellegrini, ormai icona e non poteva essere altrimenti visto il personaggio e il pellegrinaggio da spalto che scatena nei tifosi la Divina, la nostra incontrastata numero uno. Ci perdoni Gregorio Paltrinieri, sulla buona strada da testimonial a inseguire. Almeno su questo punto, dici nuoto e dici FP. La settimana prossima apre il conto alla rovescia del Settecolli, seven hills all’inglese per quel tocco internazionale numero 53, più di mezzo secolo, e forse riusciremo a parlare solo di nuoto nuotato, meno di procedure e di rinvii (mi riferisco alla ormai sfiancante e quasi senza fine querelle Coni- Fin-Barelli con rimando al 5 luglio). Adesso è tempo di Colli, a partire da quello più importante del Quirinale dove mercoledì prossimo il Presidente Mattarella consegnerà il tricolore alla portabandiera Federica Pellegrini, il nostro diamante acquatico in cuffia e occhialini. Un momento storico per il nuoto, la prima volta di un nuotatore che porta per mano tutta una nazione nel ciclo sportivo più importante in quattro anni di sogni e speranze. Un momento che apre ufficialmente il percorso verso l’olimpiade di Rio con le aspettative di tutti e del presidente del Coni Giovanni Malagò in prima fila. Che non ha mai fatto segreto di confidare nella potenzialità uniche di vasca del nostro azzurro mondo dell’acqua, che dal duemila anno acquaticus macina come un mulino a vento. Storia, appunto, che si riaggiorna senza scordare il passato e tutti quelli che l’hanno fatto grande.
Chissà cosa ne avrebbe pensato del patriottismo acquatico Giuseppe Cantù (foto), presidente della Fin dal 1903 al 1912, gli albori delle piscine a mare. Quasi un cow boy delle piscine il Cantù, con un collare da ordine della giarrettiera e un Borsalino di sicuro effetto che svolazza nei corridoi di presidenza. Con quel pizzetto sparviero, quasi un Paolo Barelli ante litteram nel movimento. Ma senza Pellegrini e soci, un altro giro di vasca e di energia. Almeno per il buon bis bis Giuseppe dell’epoca dei poeti e navigatori, ma ancora poco nuotatori.