Cristiano Mirarchi, il vero american dream è una Nba della pallanuoto

Copyright foto: ucla men's waterpolo

Si è laureato a Ucla, lo stesso college di Jim Morrison, Francis Ford Coppola e Kareem Abdul-Jabbar, ma alla fine ha sentito il richiamo di casa “Non posso fare a meno della pallanuoto, perciò sono tornato - racconta a Swimbiz Cristiano Mirarchi, classe ’91 del Settebello e della Roma Vis Nova – restare in A1 sarà difficile, ma non impossibile; daremo tutto in queste ultime partite”. In America, è ben nota “L’organizzazione dello sport universitario, che ti concede di studiare e praticare sport ad alto livello; anzi, lo sport funge da agevolazione per poter entrare in un college – d’altra parte – non esiste una lega professionistica di pallanuoto. Ed è pazzesco, vedendo la quantità di bambini che la praticano negli Usa”. Qualche tentativo, per creare una Nba della pallanuoto, si sta facendo “Ci provò Rudic quand’era ct degli Usa, come l’attuale head coach Udovicic, anche se per ora i giocatori non percepiscono stipendi – eppure i soldi e il know-how degli Usa rappresentano un potenziale enorme – magari con l’ espandersi dei confini della pallanuoto oltre Europa, si creerà un circolo virtuoso”. Come già succede per i pallanotisti italiani nei colleges “Il mio stesso anno, a Ucla arrivò Aimone Barabino – e le schede dei giocatori universitari sono così dettagliate, da riportare anche la pronuncia (ai-MOHN-uh bar-uh-BEE-noh) – e poi Cupido a Berkeley(leggi qui). Ogni italiano è un apripista per altri, in tanti mi hanno chiesto informazioni su come entrare. In futuro potrebbe diventare un’abitudine vedere italiani nei colleges”. Intanto, Mirarchi porterebbe dall’America “La loro cultura del lavoro, il loro approccio; molti fanno nuoto e pallanuoto assieme, quindi si abituano a grandi carichi di lavoro”. E con la sua laurea in business economy, conta di sviluppare questo sport? “Sarebbe un sogno, ma è presto per pensarci. E non so se, dopo la carriera agonistica, resterò in Italia o tornerò negli Usa – magari entrambe, creando società satellite come nel calcio – permetterebbe di portare qui i talenti d’America; e vista l’abilità dei tecnici italiani di base, farebbero grandi cose negli Usa”.
 
moscarella@swimbiz.it

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