Forse solo una colossale ingenuità, ma rischia di provocare un effetto domino. Diceva bene Gregorio Paltrinieri, quando pochi giorni fa a Swimbiz rilevava che, qualunque sia la causa(leggi qui), un test antidoping positivo costa parecchio a un atleta: dal lato sportivo come sul piano dell'immagine. Se la Fina, infatti, procedesse per la sospensione di Park Tae-Hwan (comparirà davanti al Fina doping panel il 27 febbraio), rischierebbe di scattare anche per lui, dopo il cinese Sun Yang(leggi qui), la nuova normativa di Australia Swimming: al coreano sarebbe preclusa la possibilità di allenarsi, in Australia, nei centri di alta prestazione o con allenatori federali. C'è da dire che, con l'arrivo del nuovo anno, Park era già approdato negli Stati Uniti, a Charlotte, con l'intenzione di farne il suo 'campo base' fino a Rio 2016. Il suo ex allenatore 'Aussie', Michael Bohl, dalle colonne di The Australian ammette che il coreano avesse un piede dolorante nel periodo in cui avrebbe subito l'iniezione contentente il testosterone "Se ha fatto un'iniezione di cortisone per ragioni mediche senza segnalarlo prima, potrebbe essere un problema". Bohl sembra anche lanciare una frecciata all'entourage dell'ex olimpionico: ribadisce come sia compito dell'atleta e dei suoi manager fare attenzione ai trattamenti subiti e ai medicinali assunti; ma non manca, altresì, di ricordare come Park Tae-Hwan abbia cambiato management nel 2012, affidandosi alle cure del fratello avvocato. Intanto da un'indiscezione del Daily Telegraph pare che Sun Yang sia interessato ad allenarsi nel centro tailandese di Thanyapura, gioiello che in passato ospitò, tra gli altri, la nazionale australiana, Federica Pellegrini, Filippo Magnini e Ranomi Kromowidjojo - si parlò anche di problemi di spazi acqua tra i Pellemagno e l'olandese, poi smentiti dalla coppia azzurra(leggi qui). Il centro avrebbe risposto di essere disposto a ospitare Sun per un solo mese, per via del rischio di una pubblicità negativa.
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