Abeiku Gyekye Jackson ha 16 anni, viene dal Ghana e alle Olimpiadi di Rio nuoterà i 50 stile. Il suo personale è 4 secondi più lento rispetto al record mondiale, ma “Il nuoto è uno sport che salva la vita, che mantiene i ragazzi disciplinati e li aiuta a lavorare in squadra - racconta all’Agence France Press - ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di nuotare”. Alfabetizzazione acquatica come dovere sociale. Sfidando anche qualche fastidioso stereotipo sui neri e il nuoto che ancora persiste(leggi qui), nonostante ori olimpici come Cullen Jones ed Anthony Nesty e, in tempi recenti, atleti come Mehdy Metella, Alia Atkinson e Simone Manuel. In Africa non è semplice trovare strutture dove allenarsi. Non sarà a Rio per timore di Zika, ma Charlène Wittstock di Monaco, ex nuotatrice olimpica del Sudafrica, promuove la costruzione d’impianti e programmi di nuoto sul continente. Ma paradossalmente un altro principe, William d’Inghilterra, tre anni fa richiamò il Paese(leggi qui) all’importanza di tornare a insegnare il nuoto nelle scuole britanniche.
Nada al Bedwawi ha 18 anni e a Rio sarà la prima nuotatrice a portare la bandiera degli Emirati Arabi Uniti alla cerimonia d’apertura di un’Olimpiade. Rarità, il ruolo di alfiere affidato non a un veterano di spessore internazionale, ma come incoraggiamento a una giovane atleta. E’ già stata raccontata più volte la storia dei siriani Yusra Mardini e Rami Anis, nuotatori nel team olimpico dei rifugiati(leggi qui). Sono alcune delle storie che si annidano nelle batterie lente del nuoto, miniera di racconti sepolti sotto un crono lento. La Fédération Internationale de Natation è da anni attiva nello sviluppo capillare del nuoto in tutto il mondo. Nell’ultimo quadriennio ha dato la possibilità di allenarsi in strutture d’avanguardia a giovani di Nepal, India, Ruanda, Cambogia, Sri Lanka, Cambogia, Maldive, Timor Est, Bangladesh e promosso programmi per allenatori in Paesi come El Salvador e persino Mongolia.
Globoesporte tre giorni fa raccontava la storia del loro simbolo, Eric Moussambani Malonga, che a Sidney 2000 (foto) nuotò i 100 stie in 1’52”72, peggior tempo della storia olimpica, si prese gli applausi sinceri del pubblico per il suo spirito sportivo. Unico ad essersi presentato a un concorso come nuotatore olimpico per la Guinea Equatoriale, erano appena 4 mesi che nuotava. Avendo a disposizione solo la piscina di un hotel e solo quando non la usavano i clienti. Oggi è Ct della squadra olimpica del suo Paese e ingegnere informatico. Ora nuota i 100 stile in 57 secondi. Per tutti loro, per questi De Coubertin moderni, l’importante è davvero partecipare.