L’abbraccio con Stefano Ribaudo all’arrivo della 5 km di qualche giorno fa ha messo i brividi a tutto il web. Una esultanza urlata, scomposta, di pancia, genuina e per questo meravigliosamente autentica. Fabrizio Antonelli guida la Ferrari più veloce della storia. E’ lui stesso a dirlo a Swimbiz: «Allenare Paltrinieri è come lavorare con un pilota di Formula uno che è molto bravo a sistemare la macchina».
Umile, mai sopra le righe se non nelle esultanze di fine gare, ma lì essere oltre le righe non è una colpa, al contrario è sinonimo di passione autentica e di partecipazione giustamente oltre misura, Antonelli è il tecnico del momento. La sua vita è virata poco più di un anno fa, da quando Gregorio ha scelto lui (anche) per spaziare nelle acque libere del mare aperto. E c’è tanto Antonelli in questo nuovo Paltrinieri che è uno dei migliori atleti della storia, come lo stesso tecnico lo ha definito al termine della doppia impresa nella 5 e nella 10 km: «allenarlo è un senso di responsabilità molto forte – dice Antonelli a Swimbiz – ma allo stesso tempo è una sfida allettante e divertente, una opportunità meravigliosa di crescita anche per me. Cerco di godermela oltre che fare più del mio meglio».
Il segreto? Un’alchimia naturale. Antonelli resta umile, non vuole meriti o almeno non più di quelli canonici: «Credo che in queste vittorie ci sia molto di Gregorio. Io penso solo di aver trovato un buon codice di comunicazione con lui e credo che sia successo spontaneamente. Ci capiamo velocemente. Credo che di mio ci sia solo una piccola parte, tanto è dovuto alle qualità di Gregorio: gli riconosco un’intelligenza al di sopra del comune».
Un vecchio adagio però recita «Similes con similibus», non ci può esser un grande atleta se non c’è a bordo vasca (o a bordo mare, in questo caso) un grande tecnico: «Non credo di avere grandi segreti – dice Antonelli – se non quello di condividere con i ragazzi una quotidianità bella. Ho la fortuna di essere circondato da persone rispettose, educate, intelligenti e soprattutto ambiziose e desiderose di far bene. Quando l’obiettivo è comune l’alchimia si crea naturalmente».
E sull’esultanza per l’oro di Greg e il bronzo di Dario Verani dice: «Ci sono delle cose che vanno oltre le mie capacità di self control. Mi emoziono anche per imprese del ciclismo, per una giocata pazzesca nel tennis o nel calcio, sono un appassionato di sport a 360 gradi e vedere una sorta di miracolo sportivo come quello che ha compiuto Dario inseguendo la grande impresa di Gregorio, è stato un mix che poi è esploso in quella esultanza. Greg ha preparato una gran bella torta, ma Dario ci ha poggiato la ciliegina., Credo che questo esprima tutto quello che c’è dietro la costruzione di un risultato. Con atleti meno dotati e meno fenomenali di Gregorio il lavoro è più duro: ti trovi a doverli spingere oltre i propri limiti, si crea un rapporto professionale, ma anche di condivisione totale del bello e del difficile. Emotivamente sei dentro la gara, sei il primo tifoso e da buon tifoso ho esultato. Credo sia giusto dar sfogo alle emozioni e credo che possa far piacere anche ai ragazzi». E fa piacere anche a tutti gli amanti del nuoto. E anche quelli che non lo seguono. Perché le passioni non si possono fingere o costruire. Emergono naturalmente. E fanno la differenza. E mettono i brividi. E sono contagiose. Un virus buono che diffonde solo emozioni belle.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it