Evitare l’apocalisse acquatica? Un modo c’è

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

Il commento del direttore: Il Presidente Fin Paolo Barelli marca stretto il Governo, perché il mondo dell'acqua ha bisogno da subito d’interventi Non c'è più tempo...

Copyright foto: Deepbluemedia

Non molla di un centimetro, ed è giusto lo faccia in virtù del suo ruolo (Presidente Fin e Lega Europea) e del suo mandato politico (deputato, Forza Italia): Paolo Barelli insegue la politica e il Governo, con più di un avviso al Coni. Lo marca come un centroboa agli ultimi secondi, alla sirena che sta per esplodere. Ma qui a ballare non è più solo il risultato, ma la vita stessa, il lavoro di chi permette al centroboa di calarsi la calottina, e al nuotatore dilettante fino a ieri di vincere un’Olimpiade usando i mezzi che il sistema nuoto (e quindi federale) ha sempre organizzato. L’analisi barelliana, con il megafono mediatico (compreso il nostro di Swimbiz.it), è semplice. Nuda e cruda, perché si rischia da oggi di rimanere in mutande (non in costume, badate bene) con le piscine chiuse.

Le società sportive sono in ginocchio con la melma acquatica fino al collo, e migliaia di poveri cristi che si chiamano operatori e formatori sportivi acquatici, a boccheggiare ormai inermi senza che di domani vi sia una qual certezza. Numeri spaventosi. Ai quali bisogna rispondere con altrettanto certi numeri fatti di concretezza, che poi sono la politica, il Governo, i Conte e gli Spadafora a dover dare. E Paolo Barelli ha ben chiara la cura da cavallo che permette la sopravvivenza. Altrimenti la nostra storia di sport, la nostra cultura acquatica, la nostra sicurezza (nuotare vuol dire vivere) e la nostra salute, proposta da migliaia di pediatri a migliaia di famiglie per uno sviluppo armonico e possibilmente sano, chiuderanno ancor prima di riaprire.

Questa è l’acqua, questo è il nuoto. Oltre le performance agonistiche. Perché, come ribadisce Barelli  in una bella intervista di Benny Casadei Lucchi oggi su “il Giornale”, l’equazione nuoto e privato è la grande anomalia di un Paese che non ha nel curriculare scolastico e pubblico la voce nuoto. Non basta alimentare l’agonismo con il segmento militare, bisogna intervenire con un piano strutturato, e subito, per evitare l’apocalisse acquatica. Un modo c’è, senza mollare di un centimetro a questo grido di allarme. Perché il domani abbia ancora il sorriso di un bimbo che si tuffa per imparare a vivere.

zicche@swimbiz.it

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