La Francia acquatica è tutta nel suo inno libertè egalitè fraternitè che, ascoltato alla piscina di Montpellier, vorrebbe dire che se non tocchi la piastra nei modi nei tempi e nelle posizioni corrette, sei fuori. Tradotto nella dura legge dei trials, da loro selection per l’Olimpiade di Rio, non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno a un Agnel qualsiasi, che è (come) tenere fuori il detentore olimpico senza appello. Libertà al cronometro, egualitarismo di vasca, fratellanza di bracciata. Va chi più merita, anche se poi il dentro fuori di questo periodo può trovare tutte le attenuanti generiche, troppo presto per una selezione, forse fanno meglio gli americani a Omaha con i loro trials a ridosso del Rio olimpico, o facciamo meglio noi con le nostre regole a più tappe? Il verso all’Agnel glielo fanno Briatore o Donald Trump modello The Apprentice, il programma del sei dentro, sei fuori. Anche se oggi l’Equipe titolava "Agnel, le gran Flop”, Briatore direbbe “Quelli buoni li sento dall’odore”, ma qui si confonde tutto con il cloro, e bisogna trovare altri termini di selection. Chissà cosa passa nella mente di Yannick, nella moviola acquatica di un duecento sfumato, e di come si fa a lasciare fuori un calibro natatorio come il suo, respinto anche il ricorso. Fa più notizia un Agnel dentro o fuori? Ultima ora e il Butini francese, Favre, aggiusta il tiro alla corsia “Tutte le opzioni sono aperte” insomma troviamo un escamotage. Termine, appunto, inventato dai francesi. Faites vos jeux, rien ne va plus, non è più la roulette di una volta? Fatevi i Trials vostri…