Tuffi, inesauribile scrigno di storie umane. Ian Matos ha iniziato a tuffarsi ancor prima di frequentare le piscine. Nato nella cittadina di São Miguel Do Pracuúba, è cresciuto a Belém, capitale dello Stato brasiliano di Pará. Un’infanzia in povertà spesso costringe ad aguzzare l’ingegno per inventare qualcosa con cui giocare. Dalle case alle falegnamerie, la città è ricca di legname e, di conseguenza, segatura che offre ai ragazzi un terreno soffice dove esibirsi in salti e piroette. A volte, usando anche trampolini improvvisati:
Ma per Matos, racconta ridendo a globoesporte.com, quel gioco durò poco “Quando mia madre mi ha scoperto, me l’ha proibito” . Fu così che virò sui tuffi in piscina, arrivando anche a rappresentare il Brasile alle Olimpiadi di Rio. Anche gli azzurri Giovanni Tocci e Alessandro De Rose hanno iniziato con poco, pochissimo, quand’erano bambini a Cosenza “Non avevamo un trampolino – raccontò De Rose a Swimbiz.it(leggi qui), ma per fortuna avevano un allenatore pieno di risorse - chi ci ha fatto innamorare dei tuffi è stato Gaetano Aceti. ‘Nino’ doveva inventare, letteralmente, per farci fare tuffi: tagliò da sé una tavola”. Proprio Tocci, insieme a Tommaso Rinaldi, venerdì 14 luglio darà inizio alla spedizione azzurra ai Mondiali di Budapest. Troverà in gara anche Ian Matos, due favole da trampolino s’incontreranno. E si mescoleranno a tante altre storie ancora.