“A me e alle mie colleghe magari ci snobbavano all'inizio della carriera, ma certo non ci davano delle lesbiche. E poi dico: se anche fosse, possibile che l'omosessualità sia ancora un problema?". Federica Pellegrini denuncia maschilismo, sessismo e omofobia ancora presenti nello sport italiano, intervistata da Alessandra Retico su Repubblica.it dopo “L’ormai tristemente nota sentenza di Felice Belloli, Presidente delle Lega nazionale calcio dilettanti (nel frattempo sfiduciato dal Consiglio di Lega n.d.r.), sulle ragazze del calcio femminile: basta soldi a quattro lesbiche”. Raggiunta telefonicamente dalla giornalista al collegiale nazionale in Sierra Nevada, prima è incredula, poi incalza “Anche nel nuoto abbiamo faticato a emergere, ignorate per anni. Al tempo di Domenico Fioravanti praticamente le donne in vasca non esistevano. Invisibili. Fantasmi. Solo con me e Alessia Filippi si sono accorti che c'eravamo e avevamo cose da dire – dando nuova forza al movimento - siamo cresciuti tutti, abbiamo imparato, ma ci sono ancora troppe resistenze in molti ambienti. Il problema vero è che si fa ancora fatica a dare voce alle donne”. In generale “Tutti gli sport di squadra al femminile subiscono un po' questo pregiudizio, tranne forse il volley, perché le bambine ci giocano fin dalla scuola e la società la percepisce come una disciplina adatta alle femmine. Ma non ha senso parlare di attività di genere – e nello specifico caso del pallone – il calcio maschile è in Italia lo sport nazionale, le donne sono considerate un po' delle intruse. Relegate in una nicchia”.
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